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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Caso Rigoli, udienza opposizione seconda richiesta di archiviazione

Si svolgerà mercoledi 25 novembre alle 10.30, l'udienza nella quale il giudice del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, dovrà pronunciarsi sulla opposizione alla seconda richiesta di archiviazione per il reato di omicidio colposo per i sei medici che ebbero in cura Vincenzo Rigoli, deceduto a 19 anni per shock emorragico nella sala operatoria dell'ospedale "San Giovanni di Dio" di Agrigento, la notte del 17 dicembre 2012

Si svolgerà domani, mercoledi 25 novembre alle 10.30, l'udienza nella quale il giudice del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, dovrà pronunciarsi in merito alla opposizione alla seconda richiesta di archiviazione, promossa dal pm Carlo Cinque, per il reato di omicidio colposo per i sei medici che ebbero in cura Vincenzo Rigoli, deceduto a 19 anni per shock emorragico nella sala operatoria dell'ospedale "San Giovanni di Dio" di Agrigento, la notte del 17 dicembre 2012. 

«Le conclusioni alle quali perviene il pm a sostegno della nuova richiesta di archiviazione per il reato penale, - dicono i genitori del ragazzo, Giuseppe Rigoli e Michela Frasca - non risultano, a detta dei nostri legali, esaustive al di là di ogni ragionevole dubbio. Con il supporto delle perizie mediche prodotte, abbiamo dimostrato, su base scientifica, che Vincenzo, se tempestivamente ed opportunamente trattato, avrebbe avuto il 70per cento di possibilità di sopravvivenza, con un margine prossimo alla certezza.

Abbiamo altresì evidenziato le discrasie tra quanto effettivamente riscontrato in fase autoptica e quanto, invece, oggetto di dichiarazione nei registri e nelle cartelle mediche da parte dei sanitari presenti quella notte in sala operatoria; e come se tutto questo non bastasse, abbiamo anche rilevato che al medesimo orario, per come riportato da due diversi medici nelle proprie cartelle, vennero praticate su Vincenzo due manovre (un massaggio cardiaco ed una toracotomia) assolutamente incompatibili tra loro. 

Eppure, nonostante i quasi tre anni trascorsi dalla notte in cui in cui nostro figlio, per provata negligenza ed imperizia, ci è stato sottratto inspiegabilmente, abbiamo confidato e continuiamo a confidare ancora oggi nella giustizia.
Riponiamo, pertanto, piena fiducia nella decisione del giudice, al quale rivolgiamo un accorato appello affinchè si possa, previa effettuazione di idoneo processo, stabilire quanto effettivamente accaduto negli ambienti del nosocomio agrigentino che ha condotto al decesso di nostro figlio e pervenire in maniera inequivoca al pieno raggiungimento della verità
».

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