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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il "sistema Campione"

L'udienza preliminare "Waterloo" verso l'epilogo: la parola al pm

Molti imputati hanno provato a convincere il gup a non rinviarli a giudizio fornendo in aula la loro versione dei fatti: udienza aggiornata per la requisitoria della procura

Molti imputati provano a convincere il giudice a non rinviarli a giudizio fornendo in aula la loro versione dei fatti: l'udienza preliminare scaturita dall'operazione "Waterloo", sulla presunta rete di asservimento che sarebbe stata messa in piedi dall'ex patron di Girgenti Acque, Marco Campione, al fine di garantirsi impunità e protezione, è arrivata alla fase decisiva.

Il 10 marzo toccherà al procuratore facente funzioni Salvatore Vella e ai sostituti Paola Vetro e Sara Varazi illustrare la loro requisitoria. Nell'ultima udienza, fra gli altri, è stato sentito il funzionario del Libero consorzio Gerlando Piparo al quale si contesta, in sostanza, in concorso con altri imputati, di avere "insabbiato" alcune ispezioni consentendo al gestore del servizio idrico di mantenere numerosi depuratori (fra cui Agrigento, Favara, Licata e Montallegro) in assenza delle condizioni di sicurezza previste.

Piparo, attraverso il suo difensore, l'avvocato Leonardo Marino, ha replicato alle contestazioni sostenendo che le sue mansioni prevedevano solo il controllo della documentazione amministrativa e che riguardo alle carenze strutturali spettava alla polizia provinciale effettuare le verifiche e verbalizzarle.

L'inchiesta ipotizzava una collaudata rete di corruttela messa in piedi dal patron di Girgenti Acque. Professionisti, politici, uomini delle istituzioni e forze dell'ordine sarebbero stati a disposizione della società e, in particolare del suo presidente Marco Campione, in cambio di favori e posti di lavoro per familiari e amici. In cambio il potente imprenditore avrebbe avuto protezioni, favoritismi e vantaggi a tutti i livelli. 

L'indagine "Waterloo" ruota attorno alla figura di Campione, ex presidente e "dominus" di Girgenti Acque, al quale si contesta di avere messo in piedi un sistema di affarismo illecito a tutti livelli. Oltre al sessantenne imprenditore, titolare di una catena di aziende che operano nel commercio di diversi settori, erano finiti in carcere altri 7 collaboratori, poi rimessi tutti in libertà dal tribunale del riesame con diverse motivazioni. Fra i reati contestati: l'associazione a delinquere, il concorso esterno, l'abuso di ufficio e la truffa.

Quarantacinque in tutto gli imputati fra vertici di Girgenti Acque prima del commissariamento, politici, professionisti, forze dell'ordine e uomini delle istituzioni.

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