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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

"Girgenti Acque è fallita, nessuna esigenza cautelare": il riesame smonta così l'operazione Waterloo

I giudici del tribunale della libertà hanno depositato le motivazioni con cui sono state annullate le ordinanze dell'inchiesta sul "sistema Campione". "Impossibile che il sodalizio possa continuare ad operare"

"Risultano determinanti le dichiarazioni di fallimento della Girgenti Acque e della Hidortecne che, comportando un sostanziale ed integrale smantellamento della struttura societaria, stabiliscono una netta e definitiva interruzione della gestione imprenditoriale. Si ritiene, quindi, che non vi sia concretezza e attualità del pericolo di reiterazione dei reati". 

Con queste motivazioni, depositate nei giorni scorsi, i giudici del tribunale del riesame di Palermo hanno motivato l'annullamento dell'ordinanza cautelare in carcere, disposto il 9 luglio a distanza di tre settimane, nei confronti dell'imprenditore Marco Campione, personaggio chiave dell'inchiesta Waterloo che ipotizza l'esistenza di una vera e propria rete criminale costruita attorno alla gestione del servizio idrico integrato.

Il sistema di complicità, secondo quanto ipotizzano i pm, sarebbe stato molto esteso e avrebbe consentito a Campione, attraverso la distribuzione di incarichi, posti di lavoro e consulenze di vario tipo, di interferire sulla vita amministrativa, di avere controlli nulli o favorevoli e di gestire in sfregio a numerose norme milioni di euro di soldi pubblici. Non c'era ambito della vita politica, istituzionale e professionale dove, sostiene l'accusa, non c'erano ampie fette di asservimento.

Lo scorso 24 giugno sono scattati 8 fermi, disposti dal procuratore Luigi Patronaggio, dall'aggiunto Salvatore Vella e da un pool di sostituti composto da Antonella Pandolfi, Sara Varazi e Paola Vetro. Fra le accuse contestate l'associazione a delinquere, il concorso esterno, la corruzione, la truffa e tanto altro. In carcere sono finiti altri sette fidati collaboratori di Campione.

Tutti, però, sono tornati in libertà per effetto delle decisioni del riesame e, prima ancora, dei gip chiamati a pronunciarsi sui fermi. Secondo i giudici del riesame, che hanno reso note le motivazioni, il fallimento delle due società attraverso le quali veniva gestito il servizio idrico rendono insussistenti le esigenze cautelari.

"Le peculiari modalità di realizzazione della condotta criminosa associativa, essenzialmente incentrate sull'asservimento di fatto della gestione del servizio idrico della provincia di Agrigento ai più variegati interessi privati, rende del tutto improbabile, infatti — allo stato attuale degli atti — tenuto conto della situazione oggettiva, che un analogo meccanismo criminale possa nuovamente essere realizzato dal gruppo Campione, non essendo emersi dati concreti sulla base dei quali ipotizzare l'azione di una nuova analoga organizzazione che ricrei, anche in misura meno vasta, un medesimo contesto idoneo a replicare lo stesso tipo di programma delittuoso e di connesse e sistematiche attività illecite". 

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