La rete di Campione senza limiti, Patronaggio: "Forze dell'ordine, giornalisti, politici e pubblici funzionari al suo servizio"
Il procuratore ha illustrato i dettagli e i retroscena dell'inchiesta "Waterloo": "Rete di connivenze infinita". L'aggiunto Salvatore Vella: "Non c'erano esponenti di destra o sinistra che non si piegavano a lui"
Forze dell'ordine, politici di tutti i livelli, pubblici funzionari addetti ai controlli e giornalisti: nessuno sarebbe rimasto fuori dalla "rete Campione".
"Giornalisticamente - ha detto il procuratore Luigi Patronaggio nel corso di una conferenza stampa insieme, fra gli altri, all'aggiunto Salvatore Vella e al capo della Dia Roberto Cilona - è stato ribattezzato un 'assumificio' ma siamo molto oltre un quadro di illeciti dettati dalle assunzioni clientelari. La rete di protezione e connivenze messa in piedi da Marco Campione è molto più vasta".
Il capo dei pm agrigentini ha descritto un "sistema di complicità molto esteso che avrebbe consentito a Campione, attraverso la distribuzione di incarichi, posti di lavoro e consulenze di vario tipo, di interferire sulla vita amministrativa, di avere controlli nulli o favorevoli e di gestire in sfregio a numerose norme milioni di euro di soldi pubblici. Non c'era ambito della vita politica, istituzionale e professionale dove non c'erano ampie fette di asservimento".
Il procuratore aggiunto, invece, ha spiegato che anche "una parte della stampa agrigentina, in cambio di favori, era asservita a Campione e Girgenti Acque".
Vella ha aggiunto che l'indagine è stata persino rallentata e "resa complicata dalle connivenze di esponenti delle forze dell'ordine, pronti a fare da scudo a Campione. Non c'era partito di destra o sinistra che non fosse asservito, almeno in parte, al suo sistema".
Operazione "Waterloo", le reazioni del mondo politico
"Abbiamo dovuto creare una squadra fidata, facendo attenzione a quei componenti delle forze dell'ordine asserviti al gruppo Campione - ha spiegato Vella - in cambio di posti di lavoro per familiari e amici. E' stata un'indagine estremamente complessa".
Il procuratore aggiunto ha ricordato pure i presunti legami del passato - le indagini, comunque, non hanno portato ad esiti favorevoli in ambito processuale - fra Campione e gli imprenditori Filippo Salamone e Giovanni Miccichè, titolari di Impresem, una delle più grosse imprese del mezzogiorno negli anni Ottanta e Novanta e poi dissolta per i guai giudiziari dei titolari.
"L'origine delle sue fortune imprenditoriale - ha aggiunto Vella - è da ricercare nei legami con loro e con l'imprenditore, ritenuto legato alla criminalità organizzata, Pietro Di Vincenzo di Caltanissetta".