rotate-mobile
Operazione "Waterloo"

La maxi inchiesta sulla "rete" di Marco Campione: l'Aica esclusa come parte civile

Il gup estromette dal processo la società che ha preso il posto di Girgenti Acque che, all'epoca dei fatti, neppure esisteva e, quindi, "non può avere subito un danno". Fuori anche l'associazione "A testa alta" e Acoset. La difesa: "Intercettazioni e atti di indagine non utilizzabili"

L'Aica (Azienda idrica comuni agrigentini), la società consortile speciale che ha preso il posto di Girgenti Acque nella gestione del servizio idrico, non sarà parte civile all'udienza preliminare scaturita dalla maxi inchiesta Waterloo, che avrebbe disarticolato un complesso intreccio affaristico e corruttivo attorno a Girgenti Acque, la società che gestiva il servizio idrico.

Lo ha deciso il gup di Agrigento, Micaela Raimondo, che ha rigettato la richiesta di costituzione in quanto la società "non può avere subito un danno dato che neppure esisteva al momento della presunta commissione dei reati". Restano fuori anche Acoset e l'associazione "A testa alta". Via libera, invece, al Comune di Sciacca e all'ex sindaco Salvatore Petrotto (seppure in maniera ridotta rispetto alla richiesta) che sarebbe stato vittima di ritorsioni per la sua attività pubblica di denuncia del "sistema" nonchè di ministeri di Difesa e Interni, Arpa, Ati, curatela fallimentare di Girgenti Acque e Ato. Stralciata, inoltre, per un difetto nelle notifiche la posizione di un imputato.

Professionisti, politici, uomini delle istituzioni e forze dell'ordine sarebbero stati a disposizione della società e, in particolare del suo presidente Marco Campione, in cambio di favori e posti di lavoro per familiari, amici e amanti. Quarantasette gli imputati nei cui confronti il pool di pm coordinati dal procuratore facente funzioni Salvatore Vella hanno chiesto il rinvio a giudizio. L'inchiesta "Waterloo" ruota attorno alla figura dell'imprenditore Marco Campione, ex presidente e "dominus" di Girgenti Acque, al quale si contesta di avere messo in piedi un sistema di corruzione a tutti livelli. 

Oltre al sessantenne imprenditore, titolare di una catena di aziende che operano nel commercio di diversi settori, erano finiti in carcere altri 7 collaboratori, poi rimessi tutti in libertà dal tribunale del riesame con diverse motivazioni.

Fra questi anche il commercialista campano Igino Della Volpe, 64 anni, componente del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque la cui posizione è stata stralciata: il giudice ha preso atto di una irregolarità nella notifica del procedimento che era stata rilevata dal difensore, l'avvocato Daniela Posante.

La difesa, inoltre, ha sollevato una serie di eccezioni relative all'utilizzabilità delle intercettazioni su cui il giudice si pronuncerà all'udienza di sabato prossimo. 

Nella lista degli imputati ci sono i vertici di Girgenti Acque prima del commissariamento, politici, professionisti, forze dell'ordine, l'ex prefetto Nicola Diomede, accusato di avere “salvato” Girgenti Acque da un’interdittiva antimafia, e il presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè al quale si contesta l'accusa di finanziamento illecito al partito. Fra i reati contestati: l'associazione a delinquere, il concorso esterno, l'abuso di ufficio e la truffa. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La maxi inchiesta sulla "rete" di Marco Campione: l'Aica esclusa come parte civile

AgrigentoNotizie è in caricamento