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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

"Sono il cardinale di Monreale", ecco come la banda avrebbe truffato chi voleva un posto di lavoro

Sono circa 160 le persone che sarebbero state ingannate: per tutte loro la promessa di un'occupazione presso una fittizia nuova base Nato a Punta bianca

Avrebbero utilizzato un vero e proprio schema, quello del "marketing multilevel" per truffare almeno 160 persone, tutte ingannate con la promessa di un posto di lavoro in una immaginaria nuova base militare da realizzarsi lì dove invece nascerà (forse) una riserva naturale, Punta Bianca.

E' una vicenda complessa e a tratti grottesca quella ricostruita dai carabinieri di Canicattì nel contesto dell'operazione "Multilevel" che vede indagate tre persone che avrebbero operato, tra febbraio 2020 e agosto 2021 in una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla truffa. A monte di tutto, secondo gli inquirenti, vi sarebbe stato l'ideatore del sistema, L.M, di Favara, che nelle riunioni con i truffati si sarebbe presentato come "Cardinale vescovo di Monreale", una personalità di rilievo politico e sociale tale da poter, appunto, garantire assunzioni. Insieme a M. indagati sono due fratelli canicattinesi.I documenti falsi

Tutto sarebbe partito dalla denuncia di alcune vittime che si sono rivolte ai militari, raccontando quanto stava accadendo. Sono state le intercettazioni poi, ricostruiscono i carabinieri in una nota, ad accertare come i tre "mediante artefizi quali il millantato patrocinio di vertici dello Stato e la sostituzione di persona, la disponibilità di progetti edilizi, contratti, documenti e timbri falsi" avrebbero promesso 160 posti di lavoro a persone tra le province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo, in una immaginaria futura base militare da costruire appunto a Punta Bianca. I truffati avrebbero versato somme a partire da 2500 euro per saltare l'esame di assunzione. Alcuni di loro, proprio seguendo un sistema piramidale tipico delle truffe, sono stati a loro volta convinti a diventarea reclutatori di forza lavoro alla base. Il numero dei truffati, comunque, potrebbe essere molto più alto.

Operazione "Multilevel", appello dei carabinieri: "Denunciate ogni proposta di lavoro a pagamento"

Per rendere più credibile il racconto, dicono ancora i carabinieri, i tre si sarebbero dotati di mappe della base, plichi sigillati in ceralacca, contratti falsi e addirittura tesserini contraffatti. Tutto materiale sequestrato insieme a quello che appare come un "libro mastro" delle persone raggirate. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli indagati - sempre al fine di rendere il tutto più verosimile - hanno indicato come beneficiario delle somme richieste il generale di corpo d'armata Luciano Portolano, che era ovviamente ignaro di quanto stava avvenendo.

Un falso tesserino

I carabinieri evidenziano come i truffati, nonostante siano stati messi davanti alla evidenza dei fatti, abbiano continuato a creder che in effetti la base sarebbe stata davvero realizzata. Anzi, secondo quanto ricostruito in conferenza stampa, gli indagati - non appena sentiti dai carabinieri - avrebbero avvisato i truffatori, i quali li avrebbero rassicurati promettendo, anzi, che i carabinieri che stavano conducendo le indagini sarebbero stati trasferiti. Per rafforzare questa ricostruzione, uno dei truffatori aveva persino finto di essere un fantomatico generale dell'esercito.

Tra le storie più significative, quella drammatica di una imprenditrice che aveva versato cinquemila euro per poter gestire un immaginario punto di ristorazione dentro la base. La donna avrebbe sostenuto inoltre costi ingenti per creare una nuova società ad hoc e per adeguare il proprio laboratorio artigianale. Un peso economico tale che è stata costretta a cessare la propria attività e che sarebbe crollata in lacrime davanti ai militari. Per pagare il dovuto alcuni truffati avrebbero impegnato il reddito di cittadinanza.

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