La lite durante il controllo, la minaccia dell'irruzione in studio e i due raid: così fu intimidita la curatrice fallimentare
Agli atti dell'inchiesta "Malebranche" la denuncia di una commercialista che subì furti e danneggiamenti dopo un diverbio con l'imprenditore: "Mi disse che sarebbe entrato contro la mia volontà". Indagini aperte dopo cinque anni
"Mi ha detto con tono minaccioso che sarebbe entrato nel mio studio contro la mia volontà. Dopo alcuni giorni ho subito una violazione di domicilio con un furto; episodio che si è ripetuto dopo due settimane, in questa circostanza si è verificato anche un danneggiamento".
Per queste due vicende, avvenute fra il 10 agosto e il 3 settembre del 2015, come sottolineato dal procuratore Luigi Patronaggio in occasione della conferenza stampa dell'operazione, si sta procedendo "in maniera separata". L'episodio, sempre secondo il capo dei pm agrigentini, avrebbe accertato "l'esistenza di buoni rapporti sul territorio da parte di alcuni degli indagati. Negli atti dell'inchiesta ci sono alcuni stralci dai quali si mette meglio a fuoco questo episodio ritenuto "centrale" anche se non strettamente connesso all'indagine sul crac.
Vittima dell'intimidazione è una commercialista, peraltro di Canicattì, città di cui sono originari gli Sferrazza. La professionista era stata nominata curatrice fallimentare della Mondial - una delle aziende del gruppo - e, in questa veste, avrebbe dovuto fare degli accertamenti e apporre dei sigilli in un locale del Villaggio Mosè. Lì, invece, secondo la sua versione riferita ai poliziotti del commissariato di Canicattì e messa a verbale nella relazione inviata al giudice fallimentare, trova Fabiana Sferrazza e una dipendente della società che, nel frattempo, con le insegne di Pelonero Disney e di un'altra società, vendevano giocattoli al dettaglio.
La commercialista ha raccontato del rifiuto delle due donne e di Gioacchino Sferrazza, arrivato poco dopo, di verbalizzare l'apposizione dei sigilli. I tre si sono giustificati dicendo che quel locale non c'entrava nulla con la Mondial. Poi, sempre secondo la versione della professionista, il litigio e la minaccia, da parte dell’imprenditore, che sarebbe entrato nel suo studio. "Il 10 agosto di quell'anno - denuncia la professionista - alle 7,20 del mattino ho trovato le luci dello studio accese e la finestra aperta, non è stato portato via alcun computer o bene di valore. Sono stati rubati solo 1.000 euro, a terra sono stati lasciati altri contanti. I cassetti e le scrivanie sono stati messi a soqquadro e mi sono accorta che la finestra era stata forzata".
Il secondo episodio, molto simile, viene denunciato il 3 settembre. La commercialista, nel frattempo, mette le sbarre alle finestre ma non in tutte: l'unica, non "rafforzata", viene sfondata. Nella circostanza vengono rubati 400 euro, tutto il resto è in ordine. Anche il secondo episodio viene denunciato.