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Cronaca

"Tangenti in cambio di finanziamenti agevolati", Vetro si difende mentre Minafò è rimasto in silenzio

Sono iniziati questa mattina, davanti al gip Francesco Provenzano, gli interrogatori dell'operazione "Giano Bifronte"

Il funzionario dell'Irfis, Paolo Minafò, fa scena muta dal gip. Il consulente del lavoro Antonio Vetro, invece, risponde alle domande del giudice Francesco Provenzano, che ha emesso l'ordinanza cautelare su richiesta del pm Andrea Maggioni, e si difende dando delle giustificazioni e negando le accuse di corruzione.

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Sono iniziati stamattina, nel carcere di contrada Petrusa, dove si trovano i due principali indagati, gli interrogatori dell'operazione "Giano Bifronte", eseguita dalla Guardia di Finanza, che ipotizza un giro di tangenti legato all'erogazione di finanziamenti a tasso agevolato all'Irfis. Minafò, 51 anni, palermitano, funzionario della società finanziaria il cui unico azionista è la Regione siciliana, assistito dagli avvocati Antonino e Vincenza Gaziano, ha comunicato al giudice la sua intenzione di avvalersi della facoltà di non rispondere.

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Vetro, già coinvolto in altre vicende giudiziarie (su tutte l'inchiesta "Duty free" che ipotizza un giro di tangenti all'Agenzia delle Entrate), difeso dagli avvocati Gisella Spataro e Francesco Gibilaro, ha invece risposto alle domande del giudice che ha applicato nei suoi confronti l'ordinanza cautelare in carcere. Il consulente del lavoro ha respinto le accuse. La partita, adesso, si sposterà al riesame dove sarà chiesto l'annullamento del provvedimento restrittivo ma non è escluso neppure che possa essere presentata un'istanza di revoca o attenuazione allo stesso gip.

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Lunedì mattina proseguono gli interrogatori e sarà il turno di Valerio Peritore e Angelo Incorvaia, entrambi assistiti dall'avvocato Giuseppe Barba, e di Ettore Calamaio.Si tratta dei responsabili di alcune società che avrebbero corrotto Minafò per ottenere dei finanziamenti dell'Irfis. 

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