La maxi inchiesta sui diplomi "venduti" senza frequentare le lezioni, la difesa: "Processo va spostato"
Al via il dibattimento dopo i 99 rinvii a giudizio decisi dal gup: i legali degli imputati: "La presunta organizzazione sarebbe nata al di fuori della provincia di Agrigento"
"La presunta organizzazione a delinquere sarebbe nata al di fuori della provincia di Agrigento e, in particolare, a Ragusa o Catania. Di conseguenza la competenza territoriale non sarebbe del tribunale di Agrigento". La difesa dei 99 imputati chiede ancora di spostare il processo che scaturisce dall'operazione "Diplomat" su un presunto giro di diplomi "venduti" senza neppure sostenere una lezione grazie alla falsificazione di documenti che attestavano il regolare percorso scolastico.
È stata la principale questione preliminare all'apertura del processo a carico di 99 fra dirigenti scolastici, insegnanti e personale amministrativo di alcuni istituti paritari di Canicattì, Licata e delle province di Catania e Ragusa oltre ad alcuni studenti che avrebbero beneficiato dei diplomi irregolari usando poi il titolo per iscriversi all'università e tre istituti scolastici in qualità di persone giuridiche.
L'indagine è stata avviata nel 2014 e si è allargata anche alle province dove il "diplomificio" avrebbe avuto delle ramificazioni. Le accuse contestate dal pm Paola Vetro sono di associazione a delinquere, falso, rivelazione di segreto di ufficio e abuso di ufficio. I pm ipotizzano che la presunta organizzazione avrebbe pure reclutato sul territorio parenti, amici e conoscenti ai quali serviva il diploma, ottenuto dopo avere pagato la consistente quota di iscrizione, che sarebbe stato loro "regalato" per potersi iscrivere all'università.
Uno dei presunti promotori dell'associazione sarebbe stato l'ex deputato regionale Gaetano Cani, di Canicattì, responsabile del centro studi "D'Annunzio" di Ispica.