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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Frode da 200 milioni di euro con finti depositi di alcolici, chiesti 27 rinvii a giudizio

L'inchiesta "Criminal drink" approda in aula per l'udienza preliminare: la Procura ipotizza pure l'associazione a delinquere

Gli alcolici attraversavano il mondo: da un Paese all’altro, ma solo sulla carta. Tanto bastava, però, per eludere il pagamento delle accise sfruttando regimi e agevolazioni fiscali di cui non si aveva diritto: la Procura di Agrigento tira le somme di una lunga inchiesta, avviata nel 2016, e chiede il rinvio a giudizio di 26 indagati.

Il provvedimento, firmato dal pm Elenia Manno, ha come destinatari professionisti, uomini d'affari e imprenditori di mezza Italia accusati di avere messo in piedi un’associazione transnazionale, che attraverso la creazione di depositi fiscali fittizi, gestiva un traffico illecito di prodotti alcolici.

Le indagini sono state svolte sul campo dalla Guardia di Finanza e, a partire dal luglio del 2016, hanno portato a decine di arresti e sequestri per decine di milioni di euro - l'ammontare complessivo della frode sarebbe di oltre 200 milioni - a più riprese nei confronti dei componenti della banda che movimentava la merce in giro per il mondo, solo sulla carta, al fine - sostiene l'accusa - di ottenere la sospensione delle accise.

L'inchiesta ha già portato, in altri stralci processuali, a otto patteggiamenti (con pene dagli 8 mesi ai 3 anni e 8 mesi) e a quattro condanne, con rito abbreviato, con pene da 3 anni e 6 mesi a 5 anni. La banda avrebbe avuto una cellula favarese con a capo l'architetto favarese Antonio Crapanzano, 59 anni, accusato di avere gestito uno dei depositi fittizi. Il professionista è il proprietario del magazzino dove sarebbe stata allestita l'attività illecita. 

L’architetto si è sempre difeso sostenendo di essersi limitato ad affittare il locale al cittadino belga Sebastien De Meersman, ritenuto uno dei principali promotori dell'organizzazione, ma di non sapere nulla dell’attività che sarebbe stata allestita all’interno.

I suoi contatti con l’altro indagato e altri presunti componenti della rete sono stati giustificati dal rapporto di locazione che era stato instaurato. L'udienza preliminare, per discutere sulla richiesta di rinvio a giudizio, è stata fissata per il 3 novembre davanti al giudice Micaela Raimondo.

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