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Cronaca Cianciana

Ucciso perché non si piegava alle regole di Cosa Nostra, Sciara rinviato a giudizio

Il gup del tribunale di Palermo - nel procedimento per l'omicidio di Diego Passafiume - ha ammesso le parti civili costituite da figli, moglie e fratelli della vittima, nonché dal Comune di Cianciana e dall'associazione "Cittadini contro le mafie e la corruzione"

Il gup del tribunale di Palermo - nel procedimento per l'omicidio di Diego Passafiume - ha ammesso le parti civili costituite da figli, moglie e fratelli della vittima, nonché dal Comune di Cianciana e dall'associazione "Cittadini contro le mafie e la corruzione", ed ha rinviato a giudizio l'imputato FIlippo Sciara.

Ucciso perché non si piegava alle regole di Cosa Nostra, dopo 25 anni arrestato il killer

Diego Passafiume venne ucciso - gli spararono anche in faccia - il giorno del suo anniversario di matrimonio: il 22 agosto del 1993. A distanza di 25 anni da quell'efferato delitto, ossia nel settembre del 2018, i carabinieri del reparto Operativo di Agrigento e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno individuato e arrestato il presunto esecutore materiale dell'omicidio. In esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal Gip del tribunale di Palermo e richiesta dalla Dda, venne arrestato Filippo Sciara, 54 anni, ritenuto - da investigatori e inquirenti - affiliato alla "famiglia" di Siculiana. 

Onesto e dunque scomodo a Cosa Nostra, 25 anni dopo l'omicidio scatta un arresto

Diego Passafiume era uomo che amava il suo lavoro che svolgeva con passione e determinazione, si occupava di movimento terra e negli ultimi anni della sua vita stava cercando di espandersi, anche per dare un futuro ai figli. Tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi del Novanta, nella bassa Quisquina, grazie all’incremento dei lavori edili - gli appalti per le case popolari, il rifacimento di strade provinciali, la diga Castello - è stato oggetto di rivendicazioni da parte degli esponenti di Cosa Nostra.

In quel terribile 22 agosto del 1993, durante l'agguato, rimasero feriti, anche se lievemente, anche la suocera e la nipote dell'imprenditore onesto.

“Diego Passafiume – ha dichiarato Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei Familiari vittime di mafia dell’associazione 'I cittadini contro le mafie e la corruzione', – non era un 'amico' dei mafiosi locali. Era un uomo che amava la sua famiglia, il suo lavoro e che con coraggio non ha accettato le imposizioni di uomini arroganti e spregiudicati. Il suo sacrificio non deve essere dimenticato e, insieme a quello di tanti altri imprenditori, deve diventare un simbolo di una Sicilia che si ribella all’arroganza e alla vigliaccheria del potere mafioso”.

L'associazione "I cittadini contro le mafie e la corruzione", alla prima udienza che è stata fissata per il 25 marzo 2021 davanti alla Corte di Assise di Agrigento, verrà rappresentata dall'avvocato Danilo Giracello del foro di Agrigento.

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