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Cronaca Ravanusa

L'omicidio dell'imprenditore Paolo Vivacqua, due assoluzioni dopo sei processi

I presunti mandanti - Diego Barba e Salvino La Rocca - sono stati scagionati dalle accuse; pena ridotta a 25 anni per Antonino Giarrana e Antonino Radaelli, ritenuti gli esecutori materiali

Assoluzione al sesto processo: la Corte di assise di appello di Milano, presieduta da Renata Peragallo, decidendo dopo un secondo rinvio della Cassazione, ha assolto Diego Barba, considerato il mandante dell’omicidio dell’imprenditore ravanusano Paolo Vivacqua, freddato con sette colpi di pistola nell’ufficio della sua azienda a Desio (Monza e Brianza), il 14 novembre 2011. Stessa decisione per Salvino La Rocca, ritenuto l’intermediario: entrambi erano stati scarcerati nell'ottobre del 2019 per decorrenza dei termini nonostante la condanna a 23 anni di reclusione.

I giudici hanno accolto le tesi dei difensori - gli avvocati Salvatore Manganello, Alessandro Frigerio, Manuela Cacciuttolo e Gianluca Orlando - e cancellato le condanne.

Antonino Giarrana e Antonino Radaelli, considerati - invece - gli esecutori materiali del delitto, hanno ottenuto l'esclusione dell'aggravante della premeditazione e la pena dell'ergastolo è stata ridotta a 25 anni. La vicenda, particolarmente complessa, presenta ancora tanti dubbi. L’imprenditore fu ucciso all’interno dei locali della sua azienda in via Bramante, a Desio. È stato freddato con sette colpi di arma da fuoco.

Tanti i moventi ipotizzati: su tutti quello legato a una pista passionale. Nel processo di primo grado si era fatta largo l’ipotesi del movente economico con l’ormai nota storia legata ad una valigetta contenente cinque milioni di euro dell’affare Bricoman. Vivacqua, trasferendosi al Nord, aveva costruito un impero, secondo gli inquirenti in maniera non del tutto limpida, nel settore delle rottamazioni. La vicenda, in un primo momento, fu ricostruita da un confidente che, in seguito, ritrattò ogni cosa. Nelle varie ordinanze cautelari viene descritto un intreccio di tradimenti, vendette e pestaggi. Sullo sfondo la ricerca della valigia col “tesoro” che gli indagati speravano di trovare. 
 

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