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Il verdetto / Ravanusa

L’omicidio dell’imprenditore Paolo Vivacqua, assolti i presunti mandanti e condanna definitiva per i killer

L’uomo venne freddato con 7 colpi di pistola nell’ufficio della sua azienda a Desio (Monza e Brianza). Era il 14 novembre del 2011

Ultimo atto di una vicenda giudiziaria quasi infinita: la Corte di Cassazione ha detto l’ultima parola sull’omicidio dell’imprenditore di Ravanusa Paolo Vivacqua, freddato con 7 colpi di pistola nell’ufficio della sua azienda a Desio (Monza e Brianza). Era il 14 novembre 2011. I giudici hanno assolto definitivamente Salvino La Rocca e Diego Barba, ritenuti i presunti mandanti dell’omicidio. Entrambi erano stati scarcerati nell'ottobre del 2019 per decorrenza dei termini nonostante la condanna a 23 anni di reclusione. Un caso con ben 6 sentenze prima di arrivare a questo epilogo. I due assolti sono stati difesi dagli avvocati Salvatore Manganello, Alessandro Frigerio, Manuela Cacciuttolo e Gianluca Orlando.

Confermata invece la condanna a 24 anni di reclusione per Antonio Giarratana ed Antonio Radaelli, coloro che sono stati ritenuti gli esecutori materiali dell’omicidio. Nel corso delle udienze precedenti avevano ottenuto l'esclusione dell'aggravante della premeditazione e la pena dell'ergastolo era stata quindi ridotta. La vicenda, particolarmente complessa, è stata contrassegnata da tanti dubbi. L’imprenditore fu ucciso all’interno dei locali della sua azienda in via Bramante, a Desio. 

Tanti i moventi ipotizzati: su tutti quello legato a una pista passionale. Nel processo di primo grado era stata avanzata l’ipotesi del movente economico con l’ormai nota storia legata ad una valigetta contenente cinque milioni di euro dell’affare Bricoman. Vivacqua, trasferendosi al Nord, aveva costruito un impero, secondo gli inquirenti, in modo non del tutto limpido nel settore delle rottamazioni. La vicenda, in un primo momento, fu ricostruita da un confidente che, in seguito, ritrattò. Nelle varie ordinanze cautelari viene descritto un intreccio di tradimenti, vendette e pestaggi. Sullo sfondo la ricerca della valigia col “tesoro” che gli indagati speravano di trovare.

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