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Cronaca Montallegro

Omicidio De Rossi, Iatì cercava soldi per il gioco d'azzardo

Ad incastrarlo è stato un foglio di carta assorbente da cucina, sul quale il giovane Iatì si sarebbe asciugato il sudore: una firma incontrovertibile per gli investigatori del nucleo investigativo e del Reparto investigazioni scientifiche

 

Il suo era ormai un vero e proprio vizio compulsivo; tanto da portarlo ad uccidere la 68enne Giovanna De Rossi. Leonardo Iatì, 21 anni a maggio, è stato arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo di Agrigento perché è ritenuto l'assassino dell'anziana vicina di casa, trovata cadavere con il cranio fracassato nel dicembre del 2009 nella sua casa a Montallegro. Il giovane, che abita con la sua famiglia nell'appartamento al piano di sopra a quello della vittima, avrebbe avuto debiti nei confronti di alcune agenzie di scommesse, con le quali giocava quotidianamente online: a volte scommetteva fino a mille euro al giorno. E per questo aveva bisogno di soldi, liquidi e facili.
 
 
Giovanna De Rossi, che si era da poco trasferita da Roma a Montallegro, dove aveva acquistato una casa, era la "persona giusta" secondo il 20enne per fare soldi: lei, infatti, aveva fatto intendere di star molto bene economicamente. E così il giovane ha pensato di derubarla dei gioielli di cui la 68enne era in possesso.
 
Ad incastrarlo è stato un foglio di carta assorbente da cucina, sul quale il giovane Iatì si sarebbe asciugato il sudore: una firma incontrovertibile per gli investigatori del nucleo investigativo e del Reparto investigazioni scientifiche. 
 
 
A Leonardo Iatì gli inquirenti sono arrivati grazie ad un confronto del Dna che i militari hanno fatto con tutti i residenti del condominio in cui è stata trovata uccisa la donna. In realtà a sottoporsi al test è stato il padre dell'arrestato, che è un ispettore di polizia. Da uomo di legge cui è, ha deciso lui spontaneamente di sottoporsi al controllo.
Leonardo Iatì
 
Gli esperti biologici del Ris di Messina hanno così riconosciuto un rapporto genetico tra il sudore trovato nella scena del crimine e il profilo del Dna del padre del 20enne. "Questo - ha spiegato il capitano Carlo Romano, comandante della sezione biologica dei Ris di Messina - ci ha indirizzato ad un ascendente o ad un discendente dell'uomo. Essendo orfano da diversi anni, abbiamo così puntato l'attenzione sul figlio".
 
 
E così per il giovane Leonardo Iatì stamani all'alba sono scattate le manette dei carabinieri comandanti dal capitano Nicocò Piscotta, del Nucleoinvestigativo di Agrigento.
 
Non è ancora chiaro per gli inquirenti se la donna abbia aperto la porta al suo assassino o se lo abbia sorpreso rientrando in casa. Le indagini, mirabilmente dirette dall'ufficio del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Agrigento, continuano per ricostruire al meglio i fatti.
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