L'omicidio del cardiologo Alaimo, l'ordine dei medici: "Professionista con la schiena dritta, si adoperava per i pazienti h24"
Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei chirurghi e degli odontoiatri: "È il momento di chiedere, ancora una volta, piena applicazione della legge e più sicurezza: è inconcepibile che una persona possa entrare armata in un luogo di cura"
"L’ordine dei medici di Agrigento perde e piange un eccellente professionista che con la schiena dritta si adoperava alla cura e alla salute dei pazienti H 24. Personalmente ho un ottimo ricordo di un collega e amico scrupoloso, attento, dedito alla famiglia e alla fattiva collaborazione con tutta la classe medica. Ancora una volta si aggiunge un altro collega morto per mano di un paziente". Lo ha detto, ad AgrigentoNotizie, il presidente dell'ordine dei medici di Agrigento Santo Pitruzzella.
“Il Consiglio e tutto l’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri - prosegue Pitruzzella - si stringe attorno ai familiari di Gaetano Alaimo, stimato professionista, ucciso ieri pomeriggio nell’ambulatorio dove stava esercitando la sua professione. Quanto accaduto ci lascia attoniti e indubbiamente riporta a galla il problema della sicurezza in ambito sanitario. Ciò che più fa male è pensare che un uomo esca armato e sia capace di togliere la vita a una persona, qualunque ne sia il motivo. Perché non c’è mai una motivazione o una giustificazione che attenui la responsabilità di chi ha premuto il grilletto così come non ci saranno mai parole di consolazione per i familiari del dottore Alaimo. Condanniamo questo folle gesto perpetrato nell’ambulatorio medico, innanzi al personale in servizio. Ancora un atto di violenza, questa volta mortale, che lascia un segno indelebile e tanto sgomento tra i medici tutti”.
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"E' il tempo del dolore e della vicinanza alla famiglia del collega, della solidarietà all'ordine dei medici di Agrigento, con il suo presidente Santo Pitruzzella. È anche il momento di chiedere, ancora una volta, piena applicazione della legge e più sicurezza per i medici: è inconcepibile che una persona possa entrare armata in un luogo di cura". Lo ha detto il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, la Fnomceo, Filippo Anelli, commenta quanto accaduto a Favara dove il cardiologo Gaetano Alaimo è stato ucciso, con un colpo di pistola, nella sala di attesa del suo poliambulatorio. "Ancora un medico vittima di una atroce violenza sul luogo di lavoro, brutalmente assassinato di fronte ai pazienti - osserva Anelli - . Non bastano le parole per condannare un omicidio così efferato e brutale. Saranno gli inquirenti a fare chiarezza, i giudici a portare giustizia. Noi piangiamo un altro collega, caduto per mano di un suo paziente".
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“Qualche tempo fa abbiamo lanciato un allarme a tutti i prefetti della Sicilia, spiegando che noi medici specialisti convenzionati siamo costantemente a rischio e veniamo spesso minacciati da pazienti e loro accompagnatori, il più delle volte per i lunghi tempi d’attesa per ricevere le prestazioni, tempi che non dipendono da noi. Purtroppo, quell’allarme è rimasto inascoltato e ora è successo questo tragico episodio, che si poteva forse evitare”. A dirlo è Salvatore Gibiino, segretario nazionale del sindacato Branca a Visita (Sbv), associazione che rappresenta i medici specialisti convenzionati con il sistema sanitario regionale della quale il dottor Gaetano Alaimo, il cardiologo ucciso a Favara, era vicesegretario provinciale. “Alla famiglia del collega e amico Gaetano va il cordoglio mio personale e di tutti noi e al tempo stesso rimane forte il senso di sgomento e paura tra tutti i colleghi. E’ infatti inconcepibile che qualcuno possa entrare armato in un ambulatorio medico e sparare a un dottore nell’esercizio della sua professione, che è quella di curare le persone. Non solo: il tragico episodio – aggiunge Gibiino - è soltanto l’ultimo e il più doloroso caso di minacce a cui i medici sono esposti, vittime come siamo di un sistema che non possiamo cambiare. Purtroppo, infatti, capita che, a causa delle lunghe liste d’attesa dovute al sottofinanziamento da parte della Regione rispetto i veri fabbisogni della popolazione siamo costretti ad allungare le liste di attesa anche di mesi e, se il paziente non può aspettare, è obbligato ad eseguire quella prestazione a pagamento. Questo crea nel paziente una sfiducia verso il sistema ed una acredine nei nostri confronti come se fossimo noi i responsabili di questi casi di malasanità. Il paziente quasi sempre non comprende questa problematica rispondendo ‘certo se lo faccio a pagamento è subito altrimenti tra 6 mesi’ e ci etichetta come ricattatori. È ora che qualcuno prenda in mano questa situazione e risolva in maniera definitiva la questione della sicurezza del personale sanitario e amministrativo della sanità e quello delle liste d’attesa, un annoso problema che mina nel profondo il rapporto tra medici e pazienti, che dovrebbe invece essere sempre di reciproco rispetto e fiducia. Per quanto riguarda l’omicidio del dottor Alaimo – conclude Gibiino – aspettiamo l’esito delle indagini, ma il problema sicurezza nella sanità pubblica e privata non può più essere ignorato”.