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Giovedì, 18 Aprile 2024
La tragedia

Il naufragio di Crotone, Comitato 3 ottobre: "L'identificazione delle vittime è possibile"

L'appello: "Chiediamo a tutte le autorità di applicare, in assenza di un protocollo specifico, il protocollo Dvi (DisasterVictimIdentification) di Interpol, che, prevede: rilievi fotografici, repertazione indumenti ed effetti personali ed esame autoptico e odontologico"

Il Comitato 3 ottobre, organizzazione nata dopo la tragedia del 2013 di Lampedusa, impegnata da anni nell’identificazione delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo, ha chiesto al capo dipartimento per le Libertà civili e immigrazione, al commissario straordinario per le persone scomparse e alla prefetta di Crotone di procedere all’identificazione delle vittime del naufragio avvenuto a Steccato di Cutro prima della loro inumazione.

"Così come è avvenuto in altri tragici naufragi, in virtù del protocollo di Lampedusa e grazie al fattivo e instancabile lavoro dell’Istituto Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense dell'università di Milano), l’identificazione dei cadaveri dei naufragi è possibile - spiegano - . E' indispensabile che prima della sepoltura vengano massimizzate le informazioni in previsione di una futura identificazione tramite “match” tra i dati post mortem e ante mortem. Chiediamo a tutte le autorità di applicare, in assenza di un protocollo specifico, il protocollo Dvi (DisasterVictimIdentification) di Interpol, che, prevede: rilievi fotografici, repertazione indumenti ed effetti personali ed esame autoptico e odontologico".

"Anche le famiglie delle persone decedute o disperse dovrebbero essere considerate vittime dei medesimi naufragi e dovrebbero essere coinvolte il più possibile dalle autorità nel processo di identificazione e di inumazione - ha detto Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre - .  Non vorremmo che, anche in questo caso, queste persone rimangano dei numeri e delle vittime senza nome. Questo ennesimo naufragio ci fa tornare con la memoria ai naufragi del 3 e 11 ottobre 2013. Naufragi che scossero le coscienze del nostro continente, mettendo a nudo le conseguenze dell'assenza di una reale politica migratoria. Purtroppo a distanza di dieci anni si continua a morire nel Mediterraneo perché, ancora una volta, si preferisce proteggere i confini e non le persone”.

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