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Mercoledì, 29 Novembre 2023
L'inchiesta sui "furbetti"

Nascondono arresti e misure cautelari per non perdere il reddito di cittadinanza, 6 indagati

L'accusa è di avere omesso di comunicare i propri "guai" giudiziari per non rinunciare all'erogazione del beneficio: un controllo incrociato delle banche dati ha consentito di accertare i presunti brogli

Nascondono di essere stati sottoposti ad arresti domiciliari o altre misure cautelari minori per non perdere il diritto all'erogazione del reddito di cittadinanza. Un controllo incrociato delle banche dati ha consento di scoprire i presunti brogli: sei indagati rischiano, adesso, di finire a processo.

Il pubblico ministero della procura della Repubblica di Agrigento, Gloria Andreoli, ha fatto notificare l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che potrebbe preludere alla richiesta di rinvio a giudizio. Sotto accusa: Francesco Curaba, 62 anni, di Comitini; Cristian Poni, 42 anni, di Agrigento; Domenico Carista, 34 anni, di Agrigento; Gerlando Volpe, 39 anni, di Agrigento; Natalie Verons, 47 anni, belga, residente ad Agrigento e Carmelo Russo, 32 anni, di Agrigento.

I fatti al centro della vicenda risalgono al periodo compreso fra il giugno del 2019 e il gennaio dell'anno scorso. Tutti gli indagati ad eccezione di Russo, in particolare, nella presentazione della domanda di ammissione al reddito di cittadinanza, avrebbero omesso di dichiarare i propri guai giudiziari che avrebbero comportato il rigetto della richiesta. 

Nonostante fossero stati sottoposti a divieto di dimora, di avvicinamento alla persona offesa o, addirittura, come nel caso di Volpe, agli arresti domiciliari, avrebbero volutamente omesso di comunicarlo per evitare di perdere il diritto al beneficio. 

La posizione di Russo, invece, è differente: la procura gli contesta di avere omesso la comunicazione della variazione del reddito e, in particolare, di non avere comunicato di essere stato assunto alle dipendenze di una impresa edile: la circostanza, sostiene l'accusa, sarebbe stata rilevante ai fini della riduzione o della revoca del beneficio. 

Con l'avviso di conclusione delle indagini, i difensori (gli avvocati Fabio Inglima Modica, Giovanni Augello e Francesco Lumia) avranno 20 giorni di tempo per proporre ai pm un interrogatorio dei loro assistiti, produrre memorie o sollecitare altri atti di indagine per convincere la procura a non chiedere il rinvio a giudizio. 

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