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Il lutto / Menfi

L'amore per il vino e l'azienda di famiglia, la passione per l'arte e il poker: Menfi piange Vito Planeta

E' morto a 57 anni l'imprenditore che con i fratelli e i cugini ha creato una delle più note cantine della Sicilia. Appassionato di cultura e comunicazione, è stato il motore degli eventi legati alla sua impresa, come Sciaranuova Festival. Lo "Zio" il soprannome, "Invernomuto" il suo nickname al tavolo verde

La ricetta della sua vita: il vino, l'arte e la cultura, ma anche gli eventi, le idee, l'innovazione nel campo del marketing e della comunicazione. Un imprenditore che ha saputo portare fuori dalla Sicilia e piazzare accanto ai big dell'enologia italiana il nome dell'azienda di famiglia grazie a un lavoro trasversale, fatto di mostre e rassegne, di calici e amici. E' morto a 57 anni dopo una breve malattia Vito Planeta, volto di una delle storiche cantine dell'Isola. Lascia due figlie di 18 e 17 anni. 

Con un passato manageriale in Publitalia, dopo l'esperienza a Milano, torna in Sicilia per condurre l'azienda di famiglia. Per lui fare impresa in Sicilia era prima di tutto un fatto culturale. "Il vino - diceva - è un veicolo di profondi significati e valori positivi legati alla terra e alla nostra famiglia. Affiancare il teatro è un modo per condividere la nostra passione per la cultura e l'arte con il pubblico siciliano e non solo". E così ha fatto. Tra tutti il festival che ha visto come palcoscenico Sciaranuova, una delle cantine di punta dell'azienda trasformata in "teatro in vigna" per un evento che negli anni è diventato un appuntamento fisso. 

Dalla sua casa con vista sul mare di Menfi, nell'oliveto di Capparrina, sognava e progettava senza fermarsi mai. "Per noi si occupava tutto quello che erano gli eventi e gli appuntamenti culturali - racconta a PalermoToday la cugina Francesca Planeta - come 'Viaggio in Sicilia', un progetto nato per l'arte e il territorio che ha coinvolto chiunque. Dal giorno della prima vendemmia nel 1995, anno in cui nasce Planeta Vini, non si è mai fermato un attimo. Sempre in fermento, pieno di idee, la sua presenza era fondamentale soprattutto per il suo carattere". 

Un viaggio partito da Menfi (con i suoi fratelli Santi e Alessio, con lo zio Diego e con la cugina Francesca) dove hanno sede le tre cantine (Ulmo, Cantina Dispensa e Monte Cirami) poi giunto fino ai territori di Vittoria, Noto, Capo Milazzo ed Etna, per un'avventura di famiglia ancora tutta da scrivere. "Riusciva a creare connessioni tra pubblico e privato - racconta ancora Francesca - e il suo fermento era per noi motore di tutto. L'ultima mostra a Palazzo Abatellis, ma anche al Salinas e all'oratorio di Sant'Elena e Costantino. Insieme a Valentina Bruschi, nostra curatrice, ricercava gli artisti che per lui avrebbero potuto portare un valore aggiunto non solo all'azienda, ma anche ai luoghi che presto si sarebbero aperti alla città. Lui ha portato le sue enormi doti in azienda. Per tutti noi è un grande dolore". 

E poi il mondo del poker, altra sua grande passione scoperta un po' per caso nei primi anni 2000. Lo "Zio", così come lo soprannominavano bonariamente i suoi amici, online era "Invernomuto". Con questo nickname sfidava i suoi avversari, sia on  line che live, con quell'intuito - anche al tavolo da gioco - che lo ha portato a vincere molti tornei. "Invernomuto" come l'intelligenza artificiale del film di fantascienza "Neuromancer". Un modo per definire la sua abilità con le carte in mano e sottolineare come, anche in questo caso, l'avversario lo avrebbe sfidato con l'intelligenza che lo ha accompagnato fino all'ultimo. Il progressivo distacco una decina di anni dopo, anche se quel mondo non lo abbandonò mai del tutto.

I funerali saranno domattina alle ore 10 nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, in via Bentivegna a Palermo. 

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