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Immigrazione / Lampedusa e Linosa

Giovani bengalesi morti per ipotermia, le Ong: "Cambiano i Governi, ma non l'orrore"

Sea Watch: "Morire di freddo a poche miglia dalle coste europee. Vittime di un'Europa che decide di mettere a rischio ogni giorno la vita di chi cerca di attraversare il Mediterraneo"

La morte dei 7 giovani bengalesi, stroncati da ipotermia a poche miglia dalla costa di Lampedusa, ha sollevato un coro unanime di indignazione. Medici senza frontiere Italia torna a chiede, e con forza, che venga assegnato un porto sicuro alla "Geo Barents" che ha a bordo 439 persone. 

Sea Watch: "Vittime dell'assenza di soccorsi"

"Morire di freddo a poche miglia dalle coste europee. Vittime dell'assenza di soccorsi, di un'Europa che decide di mettere a rischio ogni giorno la vita di chi cerca di attraversare il Mediterraneo. Un pensiero alle sette persone morte e alle loro famiglie". Lo scrive su Twitter Sea Watch dopo l'ennesima tragedia nel Mediterraneo.

Medici senza frontiere: "Tragedia inaccettabile"

"Sette persone morte di ipotermia alle porte dell'Europa. Questa è la realtà nel Mediterraneo Centrale. Persone che hanno attraversato il deserto, sono state rinchiuse nei centri di detenzione in Libia e che attraversano il Mediterraneo in pieno inverno muoiono di ipotermia alle porte dell'Europa. Questo è inaccettabile". Lo dice Claudia Lodesani, presidente di Medici Senza Frontiere Italia, dopo l'ennesima tragedia del mare. "Chiediamo un porto sicuro per la Geo Barents che ha ancora a bordo 439 persone - aggiunge -. Dopo i rifiuti di Malta e Italia dei giorni scorsi auspichiamo che finisca l'indifferenza dell'Europa di fronte ai bisogni e le sofferenze di queste persone".

Sbarco di 280 migranti a Lampedusa: tre morti sulla "carretta" e altri quattro sono spirati prima di arrivare sulla terraferma

Mediterranea Saving Humans: "Cambiano i Governi, non cambia l'orrore"

"Cambiano i governi, cambiano i presidenti della Repubblica, ma questo orrore da anni non cambia mai. Invece del rituale cordoglio che sempre arriva dopo stragi annunciate occorre un impegno serio e concreto perché queste morti non si ripetano". A dirlo all'Adnkronos è Luca Casarini, capomissione di  Mediterranea Saving Humans, dopo l'ennesima tragedia dell'immigrazione nel Mediterraneo, costata la vita a sette persone. Viaggiavano su un  barcone con altri 280 migranti, intercettato dagli uomini della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza a una ventina di miglia dalla costa di Lampedusa. Erano partiti dalla Libia e già ieri Alarm Phone aveva lanciato l'sos. "Siamo chiamati da una barca in pericolo con 280 persone - aveva scritto -. Comunicazione difficile a causa di forte vento. Due ore fa abbiamo perso i contatti. Ci stavano chiedendo urgentemente aiuto. Le autorità sono informate: non ritardate i soccorsi!". Nella notte lo sbarco al molo Favaloro. In sette, però, non ce l'hanno fatta. Il loro sogno si è interrotto a una manciata di miglia dalle coste dell'Europa. Morti per ipotermia. "Il primo allarme di Alarm Phone su questa imbarcazione in distress è stato inviato a tutte le autorità sei ore prima dell'intervento delle motovedette della Guardia costiera italiane", ricorda adesso Casarini, che sta seguendo i preparativi per l'imminente partenza della Mare Jonio per la sua undicesima missione. Nei giorni scorsi, in due diversi interventi, l'unica nave del soccorso civile battente bandiera italiana ha soccorso 214 persone, sbarcate in parte a Lampedusa e in parte a Pozzallo. In mare restano i 439 a bordo della Geo Barents: uno su quattro e un minore. "Piangiamo vittime innocenti ancora una volta" prosegue Casarini, per il quale è "tutto il sistema che non funziona: dal finanziamento alla cosiddetta guardia costiera libica che cattura e deporta le persone che tentano di fuggire dai campi di detenzione ancora in quell'inferno, al fatto che non vi siano canali legali e sicuri per mettersi in salvo". Per il capomissione di Mediterranea Saving Humans "questo sistema sbagliato, inefficace, arriva fino al dispositivo di soccorso in mare. Perché la nave Diciotti e la nuovissima unità Sar De Grazia, non sono in mare, vista la situazione che c'è? Perché si scarica sulla sola settima squadriglia della Guardia costiera di stanza a Lampedusa tutto il peso delle operazioni in mare che, come si vede, sono continue? Le navi del soccorso civile cercano di fare quello che possono, ma è chiaro che manca la volontà politica da parte dei governi e dell'Unione Europea di tutelare i diritti fondamentali delle persone". "Adesso ci stringiamo ai parenti di queste persone morte dal freddo in mezzo al nostro mare - conclude Casarini -, abbracciamo chi è riuscito a sopravvivere, ma ci deve essere anche il tempo per dire basta. In mare ci sono donne uomini e bambini. In Libia ci sono donne uomini e bambini. Sono esseri umani, non possiamo più continuare così".

Giovani bengalesi morti assiderati, la Procura apre un'inchiesta 

Alarm Phone: "Guardia costiera arrivata dopo 6 ore dalla nostra allerta"

"Le 280 persone in pericolo sono state infine soccorse dalla Guardia costiera italiana, che è arrivata 6 ore dopo la nostra allerta e dopo l'arrivo della nave di soccorso Aita Mari. Sette persone sono state trovate morte, forse di ipotermia. La loro morte avrebbe potuto essere evitata". A scriverlo su Twitter è  Alarm Phone, confermando così che la carretta del mare intercettata dagli uomini della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto a circa 24 miglia dalle coste di Lampedusa era la stessa per cui la stessa Alarm Phone aveva lanciato l'sos. "Siamo chiamati da una barca in pericolo con 280 persone - aveva  scritto ieri -.  Comunicazione difficile a causa di forte vento. Due ore fa abbiamo perso i contatti. Ci stavano chiedendo urgentemente  aiuto. Le autorità sono informate: non ritardate i soccorsi!".

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