La giornalista morta per malaria non diagnosticata, nuovi atti per decidere la posizione di 4 indagati
La Procura ha chiesto l'archiviazione, i familiari della cronista e insegnante si oppongono alla chiusura del caso. Altri due medici sono stati già rinviati a giudizio
Prima l'acquisizione di alcuni atti del diario clinico, adesso l'intera cartella in originale. Il giudice aveva deciso di fare chiarezza in merito ad alcune presunte differenze fra i documenti della cartella clinica di cui era estratta copia durante le indagini e l'originale attualmente custodita negli archivi dell'ospedale San Giovanni di Dio. Il materiale sarà, adesso, esaminato e se ne discuterà alla prossima udienza.
Il procedimento è quello che scaturisce dall'opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dal difensore dei familiari di Loredana Guida, la giornalista e insegnante di 44 anni deceduta il 28 gennaio del 2020 per una malaria non diagnosticata.
L'avvocato Daniela Posante, che si è opposta alla richiesta di proscioglimento, formulata dal pm Elenia Manno, per due medici e due paramedici dell'ospedale San Giovanni di Dio, aveva chiesto al giudice di acquisire il diario clinico in originale. Questo perchè parrebbero esserci, secondo il legale, delle differenze fra i fogli originali che si trovano in archivio e quelli acquisiti durante le indagini.
Presunte anomalie, di cui adesso il giudice prova a fare chiarezza, che inciderebbero nella ricostruzione di un aspetto decisivo, ovvero la somministrazione del chinino alla donna. L'udienza, dopo il trasferimento del gip Luisa Turco, è ripresa davanti al giudice Giuseppe Miceli e proseguirà il 30 maggio.
In questo procedimento sono indagati due paramedici che intervennero il giorno del suo ingresso al pronto soccorso del San Giovanni di Dio e due sanitari che operarono sulla paziente quando le sue condizioni erano ormai critiche. La difesa dei familiari della giornalista-insegnante si oppone alla chiusura del caso.
Prima di sentire in udienza pure le conclusioni delle altre parti (lo stesso pm e i difensori degli indagati, ovvero gli avvocati Silvio Miceli, Giovanni Crosta e Salvatore Maurizio Buggea), è stata disposta l'acquisizione della documentazione. Per altri due medici, al contrario, nelle scorse settimane è stato disposto il rinvio a giudizio.
La posizione del medico curante della donna, infine, è stata stralciata per un vizio procedurale: la Procura non ha dato seguito alla richiesta della difesa di disporre l’interrogatorio dopo l’avviso di conclusione delle indagini.