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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Cammarata

Cammarata, studente morto in palestra: tre indagati per omicidio colposo

La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di tre indagati per omicidio colposo. Si tratta di Giuseppe Chiarello, palermitano di 40 anni, Roberto Lanza, messinese di 27 anni e Giuseppe Di Paola, palermitano di 59 anni e proprietario della palestra di via Stazzone

Un morte piena di dubbi. Giuseppe Lena si era accasciato mentre stava partecipando ad una lezione di arti marziali. La vita di questo giovane studente cammaratese della facoltà di Medicina, si era fermata così. Improvvisamente, sul più bello, a 20 anni. Giunto al Civico, gli era stato diagnosticato subito un edema cerebrale ed era entrato in coma. Tre giorni di agonia, poi la morte e la donazione degli organi. Intanto le indagini. Era il 13 dicembre del 2013. Inizialmente si parla di "malore" seguito alla caduta, ma l'esame autoptico eseguito dal professor Paolo Procaccianti rivela che il ragazzo ha avuto un forte trauma cranico. Il referto parla di "danno ipossico-ischemico emorragico" causato "da un corpo contundente". Ieri - al Palazzo di Giustizia - si è svolta l'udienza preliminare, che è durata appena pochi minuti.

La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di tre indagati per omicidio colposo. Si tratta di Giuseppe Chiarello, palermitano di 40 anni, Roberto Lanza, messinese di 27 anni e Giuseppe Di Paola, palermitano di 59 anni e proprietario della palestra di via Stazzone. Secondo le indagini della Procura quel 10 dicembre di due anni fa, Lanza e Chiarello si stavano allenando con Giuseppe Lena. Poi è successo qualcosa. "Un malore", a detta degli indagati. Una versione che non ha mai convinto i familiari. Fino alla svolta recente.

«Gli atti sono ormai pubblici ed è giusto che si sappia che Giuseppe non è morto per un malore o un mal di testa - spiega ad Adnkronos la mamma del ragazzo, Tonina Di Grigoli -. Noi non abbiamo mai creduto al malore, come si voleva far credere. Il mio cuore di mamma non ci ha mai creduto. E i medici ci hanno dato ragione. Sono state dette delle cose dai titolari della palestra a cui non abbiamo mai creduto. E' anche emerso che la palestra non aveva l'autorizzazione per eseguire quel tipo di arti marziali che faceva Giuseppe. Vogliamo giustizia». L'udienza preliminare è stata rinviata al prossimo 20 ottobre da parte del gup Giangaspere Camerini.

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