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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Morte di Enzo Rigoli, lo sfogo della madre: "Si arrivi ad una sentenza in nome della verità"

Il processo è a rischio prescrizione. Il giudice monocratico Maria Alessandra Tedde, ha disposto una perizia collegiale per tentare di fare luce sulle cause della morte del diciannovenne, ma il tempo stringe

Una lettera che è soprattutto lo sfogo di una madre disperata. L'ha scritta Michela Frasca, ripercorrendo le tappe del processo per la morte del figlio, Vincenzo Rigoli, morto il 16 dicembre del 2012 per uno choc emorragico in seguito a un incidente stradale autonomo con la sua Citroen C3 in contrada Gasena.

Adesso il processo è a un bivio, dopo che il giudice monocratico Maria Alessandra Tedde ha disposto una perizia collegiale per tentare di fare luce sulle cause della morte del diciannovenne, nominando i due professionisti che avranno il compito di studiare l’intera documentazione e valutare se l’operato dei medici imputati è stato corretto.

Il giudice nomina due periti

"Non è facile mettere in pubblica piazza i propri sentimenti, le mancanze, la sofferenza, il sentire che si è ad un passo dalla verità ed improvvisamente vedere svanire tutto. Ripiombare nel vuoto, nel nulla - scrive la madre di Enzo Rigoli, nella lettera dove ricostruisce le vicende processuali - . Vincenzo muore al San Giovanni di Dio di Agrigento la notte tra il 16 ed il 17 dicembre del 2012. Cinque anni, tre mesi e dieci giorni fa. Parte un'inchiesta che, dopo tante lotte per evitare ben due richieste di archiviazione, ci porta, tre anni fa, al rinvio a giudizio per omicidio colposo di due medici del nosocomio agrigentino.  

Morte di Enzo Rigoli, il giudice mette a confronto tutti i consulenti

"Il processo - prosegue Michela Frasca - viene inizialmente affidato al giudice dottoressa Infantino, la quale, per quasi un anno, non riesce ad incardinarlo; quest'ultima viene successivamente sostituita dalla dottoressa Tedde due anni fa. Inizia finalmente il processo, il cuore si riempie di speranza. Speranza di arrivare alla verità. Tra rinvii per mancate notifiche, assenza dei testi, successiva rinuncia alla presenza in aula degli stessi, tutti di parte per i medici imputati, arriviamo, un mese fa, ad un passo dalla conclusione di un procedimento che è stato un calvario. La speranza non mi abbandona mai, non mi ha mai abbandonata!

"Un mese fa, colpo di scena: il giudice, - ricostruisce la donna - al fine di valutare in merito alle discrasie emerse dalle relazioni peritali presentate dalle parti in causa, decide, dapprima, di effettuare un confronto d'aula tra tutti i medici che a vario titolo le hanno prodotte - autoptiche comprese - e successivamente, abbandonando la precedente decisione, dispone circa l'esecuzione di una consulenza medico-legale collegiale che valuti le perizie di parte agli atti processuali"

Il consulente della difesa: "Le possibilità di salvezza erano minime"

"Giusto, dico, è giusto se serve al pieno convincimento del giudice per formulare una sentenza 'giusta'. Rinvia, pertanto, ad oggi per l'affidamento dell'incarico ed il giuramento dei periti di sua nomina. Nell'odierna udienza (di ieri ndr) ha comunicato i nominativi dei due medici individuati e dei quali intende avvalersi, i quali giureranno l'11 aprile e poi il baratro: il giudice a fine aprile verrà trasferita ad altra sede e, con molta probabilità, non potrà portare a termine il processo. Si potrebbe dover ricominciare tutto. La prescrizione del reato per i due imputati, stante il tempo già trascorso, è vicina, incombe. Non riesco ad accettarlo, cinque anni di lotte non possono prescriversi per scadenza dei termini. Una sentenza, qualsiasi essa sia, ma in nome della verità, deve esserci, non può non esserci. La verità, quella vera, deve essere accertata anche per il tramite di una sentenza".

"Ho scritto queste parole di getto, con impeto, con impeto ma con il cuore - conclude Michela Frasca - . La fiducia nei confronti della giustizia mi ha sorretta sempre e proprio con questa rinnovata fiducia, di fatto mai persa, mi rivolgo, da mamma orfana del proprio figlio, al giudice, affinchè possa in cuor suo fare ricorso a tutto ciò che a norma di legge risulti possibile ed utile per poter giungere in tempi brevi alla emissione di una sentenza a sua firma".

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