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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Operaio morto dopo caduta dal tetto, i familiari: "Basta rinvii del processo"

Il padre, la moglie e la figlia di Giuseppe Milizia, precipitato sugli scaffali dell'ex centro Le Rondini, attraverso il proprio legale protestano: "Così non si fa giustizia"

“Così non si fa giustizia, da un rinvio all’altro si arriverà solo alla prescrizione”. Il padre, la moglie e la figlia di Giuseppe Milizia, l’operaio morto a 48 anni l’11 ottobre del 2015 dopo essere precipitato dal tetto del capannone del centro commerciale Le Rondini, alzano la voce. Ieri mattina, dopo l’ennesimo rinvio dell’udienza (posticipata al 12 luglio) per concomitanti impegni del giudice Antonio Genna, i familiari dell’operaio, morto mentre stava eseguendo dei lavori di pulizia delle grondaie, attraverso il loro difensore, l’avvocato Tanja Castronovo, hanno manifestato la propria contrarietà per l’allungarsi dei tempi. “Vogliamo che si arrivi a una verità, a una sentenza prima che il reato si prescriva”, hanno detto.

Nelle scorse settimane il pubblico ministero Manola Cellura ha chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi di entrambi gli imputati ai quali si contesta l’omicidio colposo. Sono l’imprenditore Giuseppe Burgio, attualmente agli arresti domiciliari dopo il coinvolgimento nell’inchiesta sulla bancarotta da 50 milioni di euro delle sue aziende che operavano nel settore aliementare, per cui ha rimediato una condanna a otto anni, e Michele Benedetto Pecorelli, 56 anni, ex dipendente di Burgio che avrebbe gestito il negozio, sostiene l’accusa, su incarico dell’impreditore. 

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