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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Morta per infarto dopo due ricoveri, assolto medico del pronto soccorso

Maria Concetta Taglialavore è deceduta nel 2014 dopo essersi presentata in ospedale per una crisi asmatica. Il giudice: “Nessun errore diagnostico”

Assoluzione perché il fatto non sussiste: secondo il giudice monocratico Iacopo Mazzullo il medico del pronto soccorso Paolo Gulotta, 45 anni, non ha alcuna responsabilità nella morte di una paziente di 57 anni, Maria Concetta Taglialavore, deceduta l’8 maggio del 2014 all’ospedale San Giovanni di Dio in seguito a una sofferenza cardiaca.

Il difensore, l’avvocato Silvio Miceli, ha sostenuto la tesi secondo cui la paziente, arrivata in pronto soccorso per una crisi asmatica di tipo allergico, di cui era cronicamente affetta, fu trattata in modo appropriato. 

Al momento dell'ingresso in pronto soccorso, secondo quanto sostenuto dal legale, la paziente non aveva i sintomi dell'infarto del miocardio e gli esami eseguiti escludevano questa ipotesi. 

“L'infarto - ha sostenuto il legale - è sopraggiunto in un secondo momento, mentre la paziente era ancora in pronto soccorso, quale conseguenza della crisi asmatica che non regredì nonostante le terapie corrette e tempestive”. 

La morte della donna, quindi, secondo quanto accertato dal giudice, fu la conseguenza di un infarto, talmente grave da rendere inutile l'intervento di angioplastica dei cardiologi.

A Gulotta, accusato di omicidio colposo, si contestava di non avere diagnosticato, in occasione del primo ricovero del 25 aprile del 2014, una sofferenza cardiaca che sarebbe stata evidenziata, sostiene l’accusa, con lo svolgimento di esami ematochimici e con una radiografia.

La donna venne, invece, dimessa con la prescrizione di una terapia per l’asma. L’8 maggio tornó in ospedale e trovó ancora Gulotta che, anche in quel caso, avrebbe tardato nel disporre gli esami ematochimici: qualche ora dopo la donna morì. 

Il pm aveva chiesto la condanna a un anno e 6 mesi. Al processo si è arrivati in seguito all’opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dai familiari della donna, costituiti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Scozzari, la cui richiesta di risarcimento è stata rigettata.

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