"Morì perché l'infarto fu scambiato per asma", chiesto rinvio a giudizio di un medico
Maria Concetta Taglialavore aveva 57 anni: il sanitario del pronto soccorso Paolo Gulotta non avrebbe diagnosticato la sofferenza cardiaca
Sofferenza cardiaca scambiata per asma fino all’infarto del miocardio che ne provocò la morte: tre anni e mezzo dopo il decesso di Maria Concetta Taglialavore, la donna di 57 anni che si presentò in ospedale accusando dolori e difficoltà nella respirazione, il pm Salvatore Vella chiede il rinvio a giudizio del medico del pronto soccorso del San Giovanni di Dio, Paolo Gulotta, 40 anni. L’udienza preliminare era in programma ieri davanti al gup Alfonso Malato ma è stata rinviata su richiesta del difensore dell’imputato, l’avvocato Silvio Miceli.
I familiari della donna si costituiranno parte civile con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Scozzari. L’inchiesta, peraltro, non è stata archiviata proprio perché i familiari si sono opposti alla richiesta della Procura di chiudere il caso disponendo anche che venisse riesumato il cadavere per eseguire l’autopsia. A Gulotta, accusato di omicidio colposo, si contesta di non avere diagnosticato, in occasione del primo ricovero del 25 aprile del 2014, una sofferenza cardiaca che sarebbe stata evidenziata, sostiene l’accusa, con lo svolgimento di esami ematochimici e con una radiografia.
La donna venne, invece, dimessa con la prescrizione di una terapia per l’asma. L’8 maggio torna in ospedale e trova ancora Gulotta che, anche in quel caso, avrebbe tardato nel disporre gli esami ematochimici provocando, qualche ora dopo, la morte della donna.