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Montevago accoglie le salme dei naufraghi, l'appello degli studenti: "Anche loro meritano di vivere"

Le parole pronunciate dai ragazzi, davanti le bare di due donne di 16 e 24 anni, hanno reso emozionante la cerimonia funebre

"Si mettono in viaggio pregando che le loro vite non si spengano in mare, in mezzo al nulla. Chissà quanti ne partono e quanti ne arrivano! Spererei che i grandi dello Stato facessero un passo avanti e che non se ne uscissero con 'prima gli italiani e poi gli stranieri' perché anche loro sono esseri umani e meritano di vivere come noi". Sono state queste parole, pronunciate da degli studenti davanti alle bare delle due donne morte nel naufragio del 23 novembre davanti a Lampedusa, a rendere ancora più emozionante la cerimonia funebre svoltasi al cimitero di Montevago: un piccolo Comune che, oggi, - come hanno già fatto tante altre amministrazioni comunali - ha offerto il volto migliore dell'Agrigentino. "Non è giusto tutto questo. Questi bambini avevano un futuro, dei sogni. Penso ai loro genitori e penso a quanto io sono fortunata - ha detto un'altra studentessa - di vivere in un ambiente tranquillo e pacifico dove non c'è il rischio di scappare dalla guerra". 

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Montevago, così come ieri aveva già fatto Santo Stefano Quisquina, ha accolto due delle 17 salme fino ad ora recuperate, dai sommozzatori, ad un miglio dall'isola dei Conigli. Le ragazze morte hanno 16 e 24 anni circa e non è stato possibile identificarle. "Sappiamo soltanto che sono figlie di questo Mediterraneo che ingoia e porta morte, anziché essere un ponte di vita - ha detto il sindaco di Montevago: Margherita La Rocca Ruvolo - . Finché c'è posto, daremo ospitalità nel nostro cimitero".

Funerali naufraghi a Montevago

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"Quando ci si apre al bisogno dell'altro, allora si può trovare pace, libertà e gioia anche attorno a noi, accanto a noi. Siamo noi che dobbiamo rendere i nostri luoghi, luoghi di pace, di gioia, luoghi di speranza e futuro - ha detto fra' Luca, durante la funzione, - . La nostra presenza qui non può limitarsi ad essere un gesto pietistico, ma deve essere un gesto forte, di fede che va calato nell'ambiente. Ognuno di noi può fare qualcosa. Già attorno a noi, noi possiamo essere costruttori di pace, non possiamo sempre demandarla ad altri. Ognuno di noi può fare la sua parte".

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