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Martedì, 23 Aprile 2024
Mafia

Il ruolo centrale della maestra Laura Bonafede: "Conosce i covi e gli affari di Messina Denaro"

La donna avrebbe frequentato per anni i luoghi in cui il boss si è nascosto durante la latitanza, ma come emerge dai pizzini sarebbe stata anche a conoscenza dei suoi investimenti, dai quali avrebbe anche tratto profitto. I pm parlano pure di una forma di "adorazione" e di "totale adesione agli ideali di uno dei più feroci criminali"

Sa dove sono i covi, conosce gli investimenti e le attività economiche e pure le identità di tanti personaggi ancora nascosti dietro a soprannomi e nomi in codice. Laura Bonafede, la maestra arrestata nei giorni scorsi perché per anni avrebbe coperto la latitanza del boss Matteo Messina Denaro, secondo la Procura è un personaggio centrale per ricostruire gli anni della "sommersione" dell'ultimo dei Corleonesi.

E' "totalmente impregnata di cultura mafiosa", scrive chiaramente il gip Alfredo Montalto nell'ordinanza che ha fatto finire la donna in carcere e, così come la figlia, Martina Gentile, rientra in quel "sistema di connivenza" che "si innesta in una tradizione mafiosa famigliare che ha condotto le donne indagate a venerare il latitante", come rimarcano il procuratore Maurizio De Lucia, l'aggiunto Paolo Guido ed il sostituto Gianluca De Leo, che coordinano l'inchiesta.

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Il gip: "Conosce covi, affari e fiancheggiatori del boss"

"Innumerevoli sono ancora i soggetti indicati con nomi convenzionali ancora da identificare e, soprattutto, i luoghi in cui Messina Denaro ha trascorso la sua latitanza, alcuni dei quali sicuramente conosciuti e frequentati per lungo tempo da Laura Bonafede, da individuare e nei quali verosimilmente è custodita la documentazione più direttamente afferente all'attività criminale di Messina Denaro, ai suoi affari e investimenti ed ai suoi proventi", afferma il giudice parlando della maestra che "ha trascorso, a decorrere dal 2007, e per un decennio (sino al 2017), un lunghissimo periodo di intimità quasi famigliare con il latitante, conoscendo e frequentando, anche con la figlia Martina, diversi luoghi in cui lo stesso si nascondeva". Laura Bonafede, rimarcano i pm, "si fa carico di gestire per conto di Messina Denaro attività/operazioni commerciali con relativa condivisione dei guadagni". "Venesia" o "Blu", questi alcuni dei soprannomi dell'insegnante, saprebbe dunque moltissime cose, cruciali per scoprire i misteri della latitanza del capomafia stragista. Durante l'interrogatorio di garanzia, però, ha deciso di non rispondere alle domande.

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L'adorazione, la protezione e la sofferenza

La Procura non esita a parlare di una forma di adorazione da parte di Bonafede nei confronti del boss e "tale adorazione non ha alcuna possibile spiegazione razionale e trova un senso solo nella totale adesione allo spirito, gli ideali ed i comportamenti di uno dei più feroci mafiosi conosciuti in territorio italiano", tanto che madre e figlia "non hanno esitato ad organizzare la loro vita per fornire assistenza proprio a colui che è di fatto il responsabile (o uno dei responsabili) della loro sofferenza. Assistenza prestata con orgoglio e ferma convinzione, segno non equivocabile di una, purtroppo, irredimibile adesione allo stile di vita mafioso".

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"Condivide la storia di uno di un criminale sanguinario e stragista"

Il gip rimarca la "piena condivisione da parte di Laura Bonafede della storia criminale di Matteo Messina Denaro", che "emerge con tutta evidenza anche dall'educazione impartita alla figlia Martina Gentile" e "quel che è più grave, persino dall'intendimento di trasferire i suoi malsani 'ideali' persino alla nipotina". In questo modo l'indagata "trascura - mette in evidenza il giudice - che il suo interlocutore si è reso responsabile di innumerevoli fatti di sangue di assoluta gravità (anzi tra i più gravi della storia di questa Repubblica se si pensa alle stragi di Capaci e via D'Amelio ed a quelle del successivo anno 1993), tra i quali, per di più, persino dell'uccisione di innocenti bambini (Nadia e Caterina Nencioni, rispettivamente di appena 9 anni e di poco più di un mese di vita, rimaste vittime della strage di Firenze del 1993; Giuseppe Di Matteo, rapito appena dodicenne ed ucciso dopo una straziante prigionia in condizioni inumane, nel gennaio 1996; senza poi dimenticare l'uccisione di Antonella Bonomo in stato di gravidanza, cui Messina Denaro ebbe a partecipare personalmente nel luglio 1992, ancorché il predetto abbia recentemente tentato di sminuire la gravità - sic! - di tale ultimo omicidio asserendo di avere svolto ex post una 'indagine', che, a suo dire, avrebbe accertato che la ragazza non era incinta)".

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Il passaggio di consegne tra i Bonafede

In base agli elementi scoperti sinora dagli investigatori emerge che che "nel 2017 vi sia stato un passaggio di consegne tra Laura Bonafede ed i cugini, appunto subentrati alla prima, in quel momento impedita (in seguito ad una vasta operazione antimafia messa a segno a Campobello di Mazara in quell'anno, ndr), nella tutela della latitanza di Matteo Messina Denaro".

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