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Martedì, 23 Aprile 2024
Ospedali / Licata

Menomazioni riportate pre e post parto, Asp dopo la condanna paga maxi risarcimento

L'azienda sanitaria provinciale ha deciso di non impugnare il verdetto in Cassazione ed ha disposto la liquidazione di ulteriori 145.564 euro

La compagnia di assicurazione aveva già pagato oltre 205 mila euro dopo il pronunciamento del tribunale di Agrigento. Dopo la sentenza della corte d’appello di Palermo – e dopo che l’Asp ha deciso di non impugnare il verdetto in Cassazione – è stata disposta la liquidazione di ulteriori 145.564 euro. Un pagamento che, comunque, “non equivale ad acquiescenza – scrivono dall’azienda sanitaria provinciale di Agrigento – e che ha l’unico ed esclusivo fine, atteso il provvedimento notificato, di evitare altre ed ulteriori spese dell’avvio dell’azione esecutiva”. In esecuzione della sentenza del tribunale di Agrigento, come confermata dalla Corte d’appello di Palermo, è stato dunque disposto il pagamento del risarcimento danni in favore di una coppia esercitante la patria potestà sulla figlia minorenne.

Era metà giugno del 2014 quando all’azienda sanitaria provinciale arrivava la richiesta di risarcimento per danni consequenziali alle menomazioni riportate pre e post parto del 20 novembre del 2013. Un parto avvenuto all’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia del presidio ospedaliero “San Giacomo d’Altopasso” di Licata. Il legale dei coniugi, che ha anche tentato la strada della mediazione, chiedeva, per conto dei suoi assistiti naturalmente, la liquidazione – a titolo di risarcimento danni – di 520 mila euro, o la condanna al pagamento della maggiore o minore somma da quantificarsi nel corso del giudizio. Saltata appunto la mediazione, il giudizio di primo grado – quello, appunto, dinanzi al tribunale di Agrigento – si è concluso il 23 febbraio del 2019. Ed il giudice della città dei Templi, accogliendo parzialmente le istanze dei coniugi, ha condannato l’azienda sanitaria, in solido con un medico, al pagamento di 193.939 euro, oltre al pagamento di 8.250 euro a titolo di spese processuali. Un mese dopo – e la prima udienza è stata nel settembre del 2019 – è arrivata la citazione, dinanzi la Corte d’appello di Palermo, per ottenere la riforma integrale dell’impugnata sentenza, previa istanza di sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza di primo grado. L’azienda sanitaria provinciale ha dato mandato al legale di fiducia. La Corte d’appello di Palermo ha subito parzialmente accolto l’istanza di sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza di primo grado. La compagnia di assicurazione, nel giugno del 2020, nonostante la parziale sospensione dell’efficacia esecutiva e il giudizio di secondo grado pendente, ha dato esecuzione alla sentenza del tribunale di Agrigento ed ha pagato 205.564 euro in favore dei coniugi. A fine marzo di quest’anno, la seconda sezione civile della Corte d’appello ha rigettato l’appello principale proposto dal medico e quello incidentale, confermando l’impugnata sentenza del tribunale della città dei Templi. L’azienda sanitaria ha dunque proceduto all’adempimento spontaneo e alla liquidazione di ulteriori 145.564 euro. 

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