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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Menfi

La strage sulla Fondovalle, il giudice ordina confronto fra consulenti

Nello scontro morirono la moglie, il figlioletto, la madre dell'imputato e due occupanti dell'altra vettura

Niente sentenza, ieri, nel processo, per omicidio colposo, a carico del menfitano Giovanni Titone, di 33 anni, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto cinque anni di reclusione, ma un confronto tra i consulenti tecnici del pubblico ministero e della difesa.  Si terrà il 24 settembre. Nello scontro, lungo la Fondovalle per Palermo, il 13 novembre del 2013, tra l’auto condotta da Titone e un’altra vettura, sono morte cinque persone. Ieri era attesa la sentenza da parte del giudice monocratico del Tribunale di Palermo, Simone Alecci, che, invece, ha disposto il confronto i consulenti tecnici Caramma della procura e Marinello della difesa. Lo riporta oggi il Giornale di Sicilia. 

Le loro consulenze giungono a conclusioni diverse. Nell’incidente stradale persero la vita il figlio, la moglie e la madre di Titone e due occupanti di un’altra vettura. Titone quando è stato sottoposto ad esame ha escluso di avere fatto uso di stupefacenti prima di recarsi a Palermo, affermando che la Ford Focus che guidava non procedeva a velocità e dato una sua descrizione delle fasi dell’incidente ripresa ieri dall’avvocato Maurizio Gaudio. La Ford Focus di Titone si è scontrata con una Fiat Punto con a bordo due coniugi di Roccamena. Nello scontro morirono il figlio di Titone, Alberto, di 3 anni; la moglie, Maria  Mergola, di 25, madre del bambino; Rosa Pilo, di 51, madre di Titone. E poi i due occupanti dell’altra auto, Rosario Lo Re, di 68 anni, e la moglie, Maria Ciaccio, di 71. Nell’incidente sono rimasti feriti lo stesso Giovanni Titone e un altro figlio del menfitano.

Secondo gli accertamenti svolti dai carabinieri e confluiti agli atti dell’indagine Titone avrebbe affrontato la curva in cui è avvenuto l’impatto a 110 chilometri orari, una velocità superiore a quella massima consentita nelle strade extraurbane che è di 90 chilometri orari. L’incidente è avvenuto in una giornata in cui l’asfalto era reso viscido dalla pioggia e questo avrebbe dovuto indurre Titone a moderare ancor di più la velocità. Titone, secondo la ricostruzione effettuata, avrebbe perso il controllo della sua auto, oltrepassando la doppia linea bianca a senso continuo ed urtando la Fiat Punto condotta da Lo Re che procedeva nel senso di marcia opposto. Titone per escludere l’alta velocità ha fatto notare che lui era partito da Menfi alle 11,30 e che l’incidente si è verificato un’ora e mezza più tardi.

La linea difensiva è che il menfitano non era sotto l’effetto di cannabinoidi e non ha commesso alcun errore nell’imboccare quella curva. A causare l’incidente, in quella curva lunga circa 400 metri, per la difesa, come ribadito durante la discussione dall’avvocato Maurizio Gaudio, è stata una macchia di olio presente sulla strada.

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