Morto Maurizio Costanzo, quando Cosa nostra voleva ucciderlo a Roma
Il 14 maggio 1993, il popolare conduttore si salvò insieme alla moglie dall'attentato di via Fauro: "Cosa nostra mi dedicò 70 chili di tritolo mentre tornavo a casa in macchina con Maria. Il bello è stato accorgerci che eravamo vivi"
La mafia voleva ucciderlo un anno dopo le stragi del 1992, ma Maurizio Costanzo, insieme alla moglie Maria De Filippi, riuscì a scampare all'attentato di via Fauro. Il popolare giornalista, conduttore e autore è morto oggi all'età di 84 anni a Roma. E proprio nella capitale Cosa nostra aveva programmato la sua eliminazione. Un giorno, il 14 maggio 1993, che Costanzo in un'intervista ha ricordato come il più brutto e il più bello della sua vita. "La mafia mi dedicò 70 chili di tritolo mentre tornavo a casa in macchina con Maria. Il bello è stato accorgerci che eravamo vivi".
"Mi risulta dai magistrati di Firenze che Messina Denaro sia venuto al Teatro Parioli durante il Maurizio Costanzo Show per vedere se si poteva fare lì l'attentato, sarebbe stata una strage. Hanno deciso di farlo quando uscivo dal Parioli", disse il conduttore nel 2020.
In seguito all'omicidio di Libero Grassi, avvenuto nel 1991 - insieme a Michele Santoro - Costanzo realizzò una maratona Rai-Fininvest contro la mafia. Memorabile rimase la scena in cui Costanzo bruciò in diretta una maglietta con scritto "Mafia made in Italy". Un'iniziativa che non parve graditissima da parte di Cosa nostra. Così il 14 maggio 1993, una Fiat Uno imbottita di novanta chilogrammi di tritolo esplose in via Ruggero Fauro (vicino al Teatro Parioli).
Al momento dell'esplosione erano in transito due autovetture: una Mercedes blu presa a nolo la mattina dell'attentato condotta da Stefano Degni e dove sedevano Maurizio Costanzo (di ritorno dalle registrazioni del Maurizio Costanzo Show) e la sua compagna Maria De Filippi e, a brevissima distanza, una Lancia Thema con a bordo le guardie del corpo Fabio De Palo (rimasto lievemente ferito) e Aldo Re (che subì lesioni legate allo shock). Fortunatamente non ci furono vittime, e gli occupanti della Mercedes rimasero illesi per un ritardo nello scoppio causato dal telecomando e per un muretto di una scuola che fece da protezione all'automobile blindata di Costanzo.
Le indagini successive e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia accertarono che gli autori dell'attentato erano proprio alcuni mafiosi e che Costanzo era uno dei principali obiettivi da eliminare per Cosa nostra a causa delle sue trasmissioni. Da quel momento Costanzo visse sottoposto a un protocollo di protezione.
"Perché la mafia scelse proprio me? Io faccio il giornalista - disse Costanzo - avevo molto parlato di mafia al Maurizio Costanzo Show e la mafia si è difesa. Arrivavano lettere con la mia testa in un vassoio, le mandavo alla Digos".