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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Giornalista morta per malaria non diagnosticata, rinviati a giudizio due medici

Loredana Guida è deceduta, a 44 anni, il 28 gennaio dell’anno scorso: i sanitari sono accusati di avere sottovalutato i sintomi della malattia tropicale nonostante avesse riferito di essere stata in Africa

Malaria non diagnosticata e trattata come influenza stagionale: due medici finiscono a processo.

Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha disposto il rinvio a giudizio di due medici, accusati di omicidio colposo nell’ambito dell’inchiesta per la morte di Loredana Guida, la giornalista e insegnante di 44 anni deceduta il 28 gennaio dell’anno scorso a causa della malaria.

La malattia tropicale, secondo quanto ipotizza l'accusa, sarebbe stata curata dai medici come influenza stagionale nonostante la paziente avesse detto e ribadito di essere da poco rientrata da un viaggio in Africa. 

"Malaria curata come influenza stagionale", il caso della morte della giornalista dal gup

A processo vanno Gioacchino Brucculeri, medico in servizio alla Guardia medica e Maurilio Castelli, sanitario in servizio al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio. 

La posizione di Francesco Sciortino, medico curante della donna, è stata stralciata per un vizio procedurale: la Procura non ha dato seguito alla richiesta della difesa di disporre l’interrogatorio dopo l’avviso di conclusione delle indagini. A Castelli, in particolare, si contesta di non avere sottoposto la paziente ad un'accurata anamnesi e, soprattutto, di non avere eseguito un test rapido per la malaria nonostante Loredana Guida - sostiene l'accusa - avesse detto in fase di triage di essere stata in Africa.Sciortino, invece, pur sapendo del viaggio in Nigeria, le avrebbe prescritto la terapia per l'influenza. Brucculeri, infine, a seguito del suo accesso in guardia medica il 19 gennaio, avrebbe omesso di “indirizzare la paziente verso un'adeguata struttura di emergenza nonostante le condizioni critiche".

I familiari si sono costituiti parte civile con l'assistenza dell'avvocato Daniela Posante, dalle cui denunce è stata avviata l'inchiesta.

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Il gup ha ammesso l’associazione Codici come parte civile. “Una storia dolorosa – afferma l’avvocato Giovanni Crimi, legale dell’associazione Codici – e non solo perché si piange la scomparsa di una giovane donna. Si tratta, infatti, di una vicenda che presenta diversi lati oscuri su cui è doveroso fare chiarezza e questo è il motivo del nostro intervento. Come associazione ci occupiamo da anni di casi di malasanità. Appresa la notizia abbiamo subito presentato un esposto, perché quanto accaduto pone degli interrogativi seri. La paziente era rientrata ad Agrigento da un viaggio in Nigeria, aveva la febbre alta ed aveva quindi deciso di recarsi al pronto soccorso. Nonostante avesse fatto presente al personale sanitario che era stata in Africa, è stata trattata come un codice verde. Firmate le dimissioni, la donna si è aggravata nei giorni successivi, fino ad essere ricoverata priva di conoscenza in ospedale, dove poi ha perso la vita. Siamo pronti a fare la nostra parte in aula, perché riteniamo doveroso fare piena luce su quanto accaduto, appurare come è stata curata la 44enne, se è stato fatto tutto il possibile per individuare le cause della febbre alta”.

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