"Pornografia infantile, pedofilia, cyberpornografia": quelle mail che inquietano, ma sono solo un tentato "phishing"
Vittima del tentativo di truffa, con la quale si cerca di convincere a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso di strumenti finanziari, una quarantacinquenne
"Siete oggetto di diversi procedimenti legali in corso. Intraprendiamo azioni legali contro di voi per pornografia infantile, pedofilia, esibizionismo, cyberpornografia e offesa alla decenza .... chiunque compia tali atti è passibile di procedimenti giudiziari e di una pena da 3 a 30 anni di reclusione e di una multa da 85.000 a 400.000 euro ... vi preghiamo di inviare le vostre giustificazioni via e-mail in modo che possano essere esaminate e controllate per le sanzioni, entro un periodo rigoroso di 72 ore". E' con intestazione e loghi del ministero della Difesa, dell'Europol e dell'Interpol che, via mail, arriva una comunicazione di "garanzia di procedure legali". E c'è anche una diffida, che non usa mezzi termini, è anzi chiarissima: "Trascorso questo tempo saremo obbligati ad inviare la nostra denuncia al pubblico ministero per stabilire un mandato d'arresto nei vostri confronti e procederemo al vostro immediato arresto". Ma c'è anche di più: "Il vostro mandato d'arresto sarà trasmesso alle associazioni pedofile e ai media per la pubblicazione affinché la vostra famiglia e i vostri parenti sappiano cosa state facendo, sarete registrati come delinquente sessuale in tutte le amministrazioni d'Europa e nel registro nazionale dei reati sessuali (RNDS)".
Il firmatario della comunicazione di "garanzia di procedure legali", ma senza alcuna firma, è, suo malgrado, un prefetto dell'Anticrimine che esiste davvero.
"E' sottoposta ad indagini per pedopornografia, pedofilia ed esibizionismo": denunciato nuovo tentativo di “phishing”
La mail, arrivata anche ad una quarantacinquenne agrigentina, non è altro che un tentativo di "phishing", ossia un tipo di truffa fatta su internet con la quale si cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso di strumenti finanziari. I truffatori - cercando di essere credibili e forse anche di incutere preoccupazione o paura - mettono in mezzo ministero della Difesa, Europol ed Interpol, ma anche il nome di un prefetto realmente esistente ed operativo.
Chi "mastica" anche il più piccolo rudimento di diritto penale e procedura penale sa perfettamente che nessuno degli indagati (per qualsiasi ipotesi di reato) sa ufficialmente di esserlo, di norma, fino a quando - restando a piede libero - non c'è la chiusura delle indagini preliminari. A meno che non sia destinatario di una misura cautelare o non venga convocato per essere sottoposto ad interrogatorio, che può essere fatto esclusivamente alla presenza di un difensore. Sempre in generale, inoltre, l'autorità giudiziaria non invia documenti e convocazioni sugli indirizzi mail (a meno che non siano indirizzi di posta certificata).
Eppure la nuova, forse anche maldestra, "frontiera" del phishing passa proprio dall’invio di atti giudiziari fake e minacce di ripercussioni legali. Il tutto per tentare di far breccia nelle persone più fragili e impressionabili, soprattutto gli anziani. A questo genere di comunicazione di "garanzia di procedure legali" non si risponde perché il passaggio successivo sarà la richiesta dei dati sensibili della vittima prescelta o l'invito a cliccare su un link che altro non è che un trojan, un virus che riesce ad intrufolarsi nel computer di chi lo riceve.
Il resto dei passaggi obbligati da fare è praticamente scontato: denunciare alle forze dell'ordine. Probabilmente gli autori del tentato "phishing" non verranno mai individuati, ma si è fatto quello che è il dovere di ogni cittadino.