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Mafia

"Boss, affiliati e parenti di mafiosi col reddito di cittadinanza": in 8 davanti al gup

L'accusa ipotizzata dalla procura è di truffa e violazione della legge speciale che regola l'erogazione del sussidio

Capomafia, braccio destro del boss, affiliati e familiari di condannati per associazione mafiosa o reati connessi col reddito di cittadinanza: slitta per un problema legato ad alcune notifiche l'udienza preliminare a carico di otto persone indagate nell'ambito di un segmento dell'inchiesta sui tanti presunti abusi legati alla concessione del sussidio previsto dallo Stato per le fasce di reddito più povere.

Il pubblico ministero Elenia Manno ha proposto il processo per 8 persone accusate di avere nascosto di rientrare in una delle condizioni che escludono la concessione del reddito di cittadinanza ovvero la precedente condanna per reati in materia di mafia o l'essere inserito nello stato di famiglia con un condannato per gli stessi reati.

Si tratta di: Francesco Gucciardo, 47 anni, di Siculiana; Pasquale Alaimo, 53 anni, di Favara; Enzo Quaranta, 51 anni, di Favara; Angelo Occhipinti, 68 anni, di Licata; Vincenza Genco, 60 anni, di Cammarata; Giuseppina Parisi, 64 anni, di Licata; Angelo Pirrera, 42 anni, di Favara e Gesua Presti, 46 anni, di Favara. La procura contesta agli imputati - mafiosi e rispettivi familiari - i reati di truffa e violazione della legge speciale in materia di reddito di cittadinanza. 

I difensori (gli avvocati Giuseppe Barba, Maria Alba Nicotra e Roberto Majorini) avranno la possibilità di chiedere un rito alternativo. L'udienza è stata aggiornata al 23 giugno.

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