rotate-mobile
Mafia Sciacca

"I messaggi dei boss dal carcere con la tessera di assistente parlamentare", anche la deputata verso il processo

I pm della Dda fanno notificare l'avviso di conclusione delle indagini dell'operazione "Passepartout": accuse di associazione mafiosa, estorsione e falso aggravato

I pubblici ministeri della Dda Francesca Dessì e Geri Ferrara hanno fatto notificare l'avviso di conclusione dell'inchiesta per i sei indagati dell'operazione "Passepartout" che ha svelato un intreccio fra la famiglia mafiosa di Sciacca e una parte della politica. 

Fra i principali indagati Antonello Nicosia, 48 anni, di Agrigento, assistente parlamentare della deputata di Italia Viva, Giusi Occhionero, accusato di associazione mafiosa. Nicosia sarebbe stato il braccio destro del capomafia Accursio Di Mino, 61 anni, che era tornato libero dopo due condanne per mafia. Insieme avrebbero gestito affari e persino progettato un omicidio.

A Nicosia si contesta, fra le altre cose, di avere strumentalizzato la sua funzione di collaboratore parlamentare per entrare in alcune carceri siciliane, parlare con i boss e trasmettere all'esterno i messaggi che servivano alla gestione della famiglia mafiosa. 

Insieme a Nicosia e Dimino - quest'ultimo pure indagato per associazione mafiosa - figura fra i destinatari del provvedimento, che prelude alla richiesta di rinvio, anche la parlamentare Occhionero che rischia di finire a processo per l'accusa di falso con l'aggravante di avere agevolato l'associazione mafiosa.

La deputata, in particolare, avrebbe dichiarato falsamente, in diverse attestazioni indirizzate alle case circondariali di Agrigento, Sciacca e Palermo che, nel dicembre del 2018, Nicosia "prestava una collaborazione professionale diretta, stabile e continuativa". 

Completano la lista degli indagati i fratelli Paolo e Luigi Ciaccio, 33 anni e Massimiliano Mandracchia, 47 anni, accusati di favoreggiamento personale con l'aggravante dell'avere agevolato l'associazione mafiosa. I tre avrebbero messo a disposizione locali di propria proprietà e utenze telefoniche per aiutare Nicosia, Dimino e altri associati a eludere le investigazioni e trasmettere messaggi. 

Nicosia e Dimino si trovano in carcere dal 4 novembre, giorno in cui è scattata l'operazione. Con l'avviso di conclusione delle indagini, i difensori (gli avvocati Paolo Imbordone, Gioacchino Sbacchi, Salvatore Pennica, Antonello Palagonia, Calogero Lanzarone, Maria Elena Paulicelli, Giovanni Di Benedetto e Giovanni Bruno) avranno venti giorni di tempo per presentare memorie, chiedere di svolgere ulteriori indagini o sollecitare un interrogatorio dei propri assistiti. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"I messaggi dei boss dal carcere con la tessera di assistente parlamentare", anche la deputata verso il processo

AgrigentoNotizie è in caricamento