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Domenica, 28 Maggio 2023
Mafia San Biagio Platani

"Sentenza copia e incolla della memoria del pm": i difensori di Sabella all'attacco dei giudici

I legali dell'ex sindaco di San Biagio, condannato a 6 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, impugnano il verdetto e accusano: "Tradita la fiducia che l’imputato ed i suoi avvocati riponevano nella terzietà del tribunale"

"Avere rinvenuto nella sentenza impugnata la riproduzione testuale delle 80 pagine dell’intera memoria prodotta dal pm all’esito della requisitoria sul conto di Sabella, avere trovato riprodotti gli stessi argomenti e le identiche parole (compresa la punteggiatura) che componevano quel testo, ha tradito la fiducia che l’imputato ed i suoi difensori riponevano nella terzietà del giudice".

E' il duro atto di accusa con cui gli avvocati Antonino Gaziano e Antonino Mormino hanno impugnato in Corte di appello la condanna a carico dell'ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, al quale sono stati inflitti 6 anni e 8 mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta "Montagna" che ha svelato il presunto accordo affaristico ed elettorale col boss del paese Giuseppe Nugara.

Sabella, secondo quanto ipotizzava la Dda ed è stato riconosciuto dai giudici della prima sezione penale, presieduta da Alfonso Malato, avrebbe stretto un patto che prevedeva favori reciproci: il capomafia del paese gli avrebbe garantito sostegno elettorale e in cambio avrebbe ottenuto l'assegnazione di favore di appalti e posti di lavoro per imprese e uomini a lui vicini.

I difensori, adesso, contestano con durezza il verdetto e accusano i giudici di avere fatto "copia e incolla" della memoria del pm senza tenere conto delle risultanze dibattimentali.

"Che il giudice, per motivare il giudizio di colpevolezza dell’imputato, copi integralmente la memoria del pubblico ministero, è operazione che viola e tradisce gravemente il compito che la Costituzione e la legge gli affidano".

Gli avvocati Gaziano e Mormino proseguono: "La traiettoria seguita dal tribunale si è rivelata una sola: prediligere pregiudizialmente l’impostazione accusatoria; ignorare la galassia delle prove introdotte dalla difesa e, senza sforzo alcuno, ricopiare i contenuti riportati nella memoria del pm per pervenire – come sarà dimostrato – ad un giudizio disorganico e confuso, posticcio e sommario, dove l’affermazione della responsabilità penale dell’imputato risulta totalmente sganciata dal risultato probatorio".

"Nessun accordo fra il sindaco e il capomafia"

"Contrariamente a quanto sostenuto - scrivono i difensori - Sabella non ha assunto alcun impegno ed alcuna promessa nei confronti degli esponenti dell’organizzazione sia prima delle elezioni che una volta eletto sindaco di San Biagio Platani. Se rispetto a tale assunto difensivo il tribunale ha opposto un convincimento radicalmente opposto, avendo, invero, sostenuto che tra Sabella ed Nugara si fosse raggiunto un accordo politico-mafioso-elettorale motivato da "logiche spartitorie", ciò si spiega in ragione del mancato controllo della tesi accusatoria acriticamente recepita e financo copiata; si spiega in ragione dell’omessa verifica della correttezza della ricostruzione compiuta dal pm ed in definitiva del suo illogico fondamento. Non vi sono, invero, altre e diverse spiegazioni che possono giustificare la pronuncia adottata perché qualora il Tribunale avesse mantenuto una posizione di terzietà e di imparzialità, valutando correttamente e compiutamente l’interezza del risultato
probatorio, dimostrandosi disponibile all’ascolto della difesa, è evidente che la decisione finale non sarebbe stata quella adottata".

Secondo i difensori, non ci fu alcuna falsa contrapposizione di liste alle elezioni comunali del 2014 - come, invece, ipotizzato dalla Dda - ma il contrasto fu reale.

"L’avere preteso, invero, di attribuire un rilievo penale al dialogo sol perché Sabella aveva affrontato con il compaesano Nugara (fino ad allora mai sospettato da alcuno di mafiosità) un argomento di politica locale, ignorando la ricostruzione del contesto di riferimento nelle circostanze di tempo e di luogo considerate, come avvenuta nel corso del processo, segnalava un approccio immotivatamente pregiudiziale tale da violare le regole della logica e della valutazione della prova".

Sabella, in definitiva, secondo gli avvocati Gaziano e Mormino, non avrebbe ricambiato alcun favore a Nugara col quale avrebbe avuto un "semplice rapporto di compaesano".

"E’ rimasto accertato - scrivono nell'atto di appello - che Sabella nel corso di una indagine durata diversi anni (dal 2013- 2018), aveva avuto soltanto due dialoghi diretti con il Nugara". 

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