Mafioso agrigentino sorpreso in autostrada con documenti falsi: scatta l'arresto
Nuovi guai per il 38enne Pietro Capraro già condannato nelle operazioni Parcometro e Nuova Cupola
Nuovi guai per il 38enne Pietro Capraro già condannato nelle operazioni Parcometro e Nuova Cupola
Il blitz ha pure sventato un omicidio deciso nell’ambito di una faida
La penalista, condannata in primo grado a 15 anni e 4 mesi, avrebbe strumentalizzato la sua professione e trasformato il suo studio legale di Canicattì nel quartier generale del mandamento di Cosa nostra veicolando all'esterno i messaggi del boss Giuseppe Falsone, recluso al 41 bis, di cui era difensore
Il 41enne Carmelo Nicotra ha trascorso un periodo in custodia cautelare quasi uguale alla condanna e i giudici hanno revocato i domiciliari
Il 35enne sta scontando una condanna a 10 anni di reclusione per traffico di droga, il magistrato di sorveglianza rigetta la richiesta della difesa di ridurre l'espiazione della pena per alcuni periodi
La vittima è il costruttore Diego Passafiume, freddato da un commando nel 1993, giorno del suo anniversario di matrimonio. Il caso è stato riaperto tanti anni dopo con le dichiarazioni del pentito Pasquale Salemi
Il 35enne, condannato a 10 anni di carcere per l'accusa di avere fatto parte del clan che gestiva il narcotraffico, è stato ritenuto socialmente pericoloso
I giudici rigettano l'appello della procura che chiedeva il carcere per gli indagati accusati di estorsione: attenuata la misura a un geometra. Fra i coinvolti il boss Angelo Occhipinti
Martina Gentile è accusata di favoreggiamento perché avrebbe veicolato dei messaggi indirizzati al boss deceduto recentemente per un tumore. Di lei il capomafia diceva: "E' come se fosse mia figlia, ha molto di me perché l’ho insegnata io". Perquisizioni in corso nella provincia di Trapani
L'imprenditore ormai novantenne è accusato di concorso esterno: la Cassazione ordina il quarto processo
L'ex penalista, che da quasi 3 anni è reclusa in un regime di isolamento di fatto per via della sua collaborazione con i magistrati, seppure "bollata" come inconsistente dalla Dda, era nello stesso istituto di Rosalia
Dopo aver fatto tappa in tante città d'Italia, l'allestimento sarà inaugurato nell'atrio della Corte d'Appello sabato 2 dicembre e sarà visitabile fino al 16, solo su prenotazione. Con testi, foto e video viene ricostruita la vita e il percorso del magistrato agrigentino ucciso dalla Stidda il 21 settembre del 1990
Ad Andrea Bonafede, dipendente comunale di Campobello di Mazara, cugino omonimo del geometra che aveva prestato l'identità al mafioso, sono stati inflitti 6 anni e 8 mesi di reclusione con l'abbreviato. Era stato arrestato il 7 febbraio e si era difeso sostenendo di aver fatto "una cortesia" al suo parente
I giudici del riesame confermano l'ordinanza a carico del 50enne Vincenzo Corvitto, principale indagato dell'operazione "Breaking bet", accusato di concorso esterno in associazione mafiosa
La penalista, condannata in primo grado a 15 anni e 4 mesi, avrebbe trasformato il suo studio legale di Canicattì nel quartier generale del mandamento di Cosa nostra veicolando all'esterno i messaggi del boss Giuseppe Falsone. Prove di accordo con la procura generale per rivedere la pena al ribasso.
La pena più alta - 20 anni di reclusione - è stata proposta per il canicattinese Giuseppe Chiazza e il palmese Nicola Ribisi, ritenuti elementi di spicco delle cosche che un tempo furono rivali
Il processo a Lorena Ninfa Lanceri e al marito Emanuele Bonafede si sta svolgendo con il rito abbreviato. A casa loro, a Campobello di Mazara, il capomafia avrebbe cenato regolarmente per mesi
Ventisette le misure cautelari, 25 delle quali in carcere, che sono state eseguite all'alba dai militari della Guardia di finanza di Reggio Calabria
In totale 27 misure cautelari. I reati contestati sono associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, spaccio e traffico di sostanze stupefacenti e usura. I dettagli dell’inchiesta e i nomi
Quattro dei cinque accusati finiti agli arresti domiciliari e tutti i destinatari di una misura interdittiva hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip