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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mafia

Altri due avvocati indagati nel blitz antimafia Xydi, il presidente dell'Ordine: "Attendiamo atti"

Ai due professionisti si contesta, per un fatto che nulla c'entra con Cosa Nostra, di avere tentato di falsificare il timbro di una raccomandata per evitare l'arresto di un imputato: a chiedere il loro intervento la collega Porcello che aveva dimenticato di impugnare la condanna a 4 anni e 8 mesi

"Non entro nel merito della vicenda giudiziaria che competerà alla magistratura accertare nella sua interezza, attendiamo che la Procura ci notifichi gli atti per i provvedimenti di competenza". Lo ha detto il presidente dell'Ordine degli avvocati, Vincenza Gaziano, in merito all'operazione antimafia "Xydi", che ha portato in carcere 21 persone, ritenute organiche a Cosa Nostra legate, a vario titiolo, al boss Matteo Messina Denaro.

Fra i fermati c'è la nota avvocata di Canicattì, Angela Porcello, accusata di avere avuto un ruolo centrale nella famiglia mafiosa di cui il compagno Giancarlo Buggea, già condannato per mafia e ritenuto uno dei bracci destri del boss Giuseppe Falsone, avrebbe retto le fila. Nei confronti della professionista si profila la sospensione ma l'inchiesta colpisce al cuore l'intera avvocatura agrigentina per il coinvolgimento di altri due avvocati, finiti sotto inchiesta per una vicenda che, comunque, nulla c'entra con la mafia. I due professioniisti, anche loro di Canicattì, avrebbero aiutato la collega Porcello a falsificare il deposito di un atto di appello di una sentenza di condanna che aveva portato all'esecuzione di una pena di 4 anni e 8 mesi a carico di un imputato, riconosciuto colpevole di violenza sessuale.

L'avvocata, in pratica, aveva dimenticato di ricorrere contro la condanna e si attivò prima con un cancelliere del tribunale di Agrigento, senza riuscirci, infine con due colleghi che si sarebbero prestati a tentare di falsificare la data di invio cercando degli impiegati della posta compiacenti. Il tentativo, però, fallì e la falsificazione del timbro, che portò la Procura di Agrigento a revocare l'ordine di carcerazione ritenendo che fosse stato emesso per errore, avvenne grazie all'intervento del compagno mafioso dell'avvocata che trovò un impiegato di una posta privata che lo assecondò.

"Attendiamo gli atti dell'autorità giudiziaria - aggiunge la presidente dell'Ordine degli avvocati - per gli eventuali procedimenti amministrativi e disciplinari quando e se ce ne saranno i presupposti. Per quanto riguarda la sospensione cautelare, è prevista automaticamente in caso di applicazione di una misura cautelare in carcere, come in questo caso. 

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