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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mafia

"Era consigliori e cassiera della famiglia mafiosa": chiesti 18 anni di carcere per l'avvocato Porcello

I pm della Dda hanno proposto la condanna per l'ex penalista accusata di gestire la cosca insieme al compagno Giancarlo Buggea: sollecitate altre 19 condanne

"Ha strumentalizzato la toga dell'avvocato per coltivare gli affari della famiglia mafiosa in cui aveva un ruolo di primo piano il compagno già condannato per mafia".

Parole durissime quelle pronunciate dai pubblici ministeri della Dda di Palermo, Claudio Camilleri, Gianluca De Leo e Francesca Dessì, che hanno chiesto la condanna a 18 anni di carcere per l'avvocato Angela Porcello, finita in cella il 2 febbraio dell'anno scorso con l'accusa di associazione mafiosa nell'ambito dell''operazione "Xydi" che ha stretto il cerchio sull'ultima rete di fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, imputato nel procedimento e stralciato in quanto latitante.

"Nel suo studio - hanno aggiunto i pm nella requisitoria - ha tenuto summit e messo insieme i capi mafia di diverse province e realtà territoriali per discutere di strategie e dinamiche. Una vera e propria consigliori e cassiera del clan".

I magistrati della procura hanno chiesto la condanna pure degli altri diciannove imputati. La pena più alta - 20 anni - è stata proposta per l'imprenditore mafioso Giancarlo Bugea, di Campobello di Licata, l'anziano boss Calogero Di Caro, 74 anni, presunto capo del nuovo mandamento di Canicattì e personaggio di spicco della mafia a partire dagli anni Novanta e il settantenne Luigi Boncori, presunto capomafia di Ravanusa. 

La professionista cinquantunenne, che poi è stata cancellata dall'Ordine, avrebbe strumentalizzato la sua attività innanzitutto per incontrare il boss Giuseppe Falsone al 41 bis e veicolare i suoi messaggi dal carcere ma non solo: Angela Porcello avrebbe fatto da "cassiera" del mandamento promuovendo e organizzando una serie di incontri con associati anche di altre province.

In questo troncone processuale un'avvocata di Canicattì - Annalisa Lentini – è accusata di falso e procurata inosservanza di pena perchè avrebbe, insieme alla collega Porcello e a un altro penalista (Calogero Lo Giudice processato a parte nel troncone ordinario), falsificato la data di spedizione di una raccomandata al fine di rimediare a un errore nella presentazione dell'atto di appello di una condanna, nei confronti di un cliente della Porcello, che era diventata definitiva. Due anni e 4 mesi è la richiesta di pena nei confronti dell'avvocato Lentini.

Queste tutte le richieste di pena: Giancarlo Buggea (20 anni); Angela Porcello (18 anni); Giuseppe Grassadonio (1 anno); Giuseppe Sicilia (18 anni e 8 mesi); Calogero Paceco (10 anni e 8 mesi); Simone Castello (12 anni); Antonino Oliveri (10 anni e 8 mesi); Diego Cigna (10 anni e 8 mesi); Gregorio Lombardo (12 anni); Luigi Boncori (20 anni); Giuseppe D’Andrea (4 anni); Luigi Carmina (10 anni e 8 mesi); Gianfranco Gaetani (10 anni e 8 mesi); Gaetano Lombardo (10 anni e 8 mesi); Giuseppe Pirrera (2 anni e 8 mesi); Giovanni Nobile (2 anni e 8 mesi); Annalisa Lentini (2 anni e 4 mesi); Vincenzo Di Caro (2 anni); Giuseppe Giuliana (16 anni e 8 mesi); Calogero Di Caro (20 anni).

L'inchiesta avrebbe pure svelato i componenti della nuova Stidda che si sarebbe contrapposta alla famiglia di Cosa Nostra. Ipotizzate anche una serie di estorsioni, in particolare nel settore delle mediazioni agricole. Un appuntato della polizia penitenziaria, Giuseppe Grassadonio, è, inoltre, accusato di rivelazione di segreto di ufficio aggravata perchè avrebbe rivelato all’avvocato Porcello il trasferimento in un altro carcere del detenuto Giuseppe Puleri, presunto mafioso vicino, nonchè parente, del boss ergastolano Giuseppe Falsone.

L'ormai ex avvocato Porcello, nelle scorse settimane, ha rinnovato la volontà di collaborare con la giustizia dopo una serie di dichiarazioni in tal senso bocciate dai pm per la scarsa consistenza. Dopo la nuova dissociazione in aula, con la lettura di una lunga e accorata lettera, il suo nuovo difensore, l'avvocato Giuseppe Scozzari, ha rinnovato l'appello a tenere conto della scelta di rottura ma dai pm non sono arrivati segnali in tal senso. 

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