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Mafia Menfi

Estorsioni e video poker, ecco il business di Cosa Nostra: le confessioni del pentito Vito Bucceri

Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia sono servite a rafforzare un quadro indiziario già acquisito, a carico dei 7 indagati arrestati. Ecco tutti gli approfondimenti

"Io su Menfi, dopo che Sutera mi aveva incaricato, mi occupavo di individuare le imprese impegnate nei lavori, di avvisare lo stesso Sutera, di avvicinare gli imprenditori, di mettere la bottiglia con del liquido infiammabile come segnale per convincere gli imprenditori a pagare. Dopo qualche giorno che mettevo il segnale intimidatorio, avvicinavo l’imprenditore e con questo mi mettevo d’accordo per il pagamento della tangente. Se l’imprenditore non aderiva, prima davo fuoco ad un mezzo da lavoro piccolo (escavatore o gruppo elettrogeno) e qualora l’imprenditore non si convinceva passavo ad effettuare danni più consistenti. Naturalmente, la percentuale che gli imprenditori pagavano si aggirava intorno al 2 per cento sull’importo dei lavori".

E' il 18 agosto del 2016 quando Vito Bucceri, ritenuto a capo della famiglia di Menfi, mette a verbale - davanti ai magistrati della Dda di Palermo - queste dichiarazioni. Dichiarazioni che sono finite nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere - firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo Fabio Pilato, su richiesta dei sostituti della Dda: Alessia Sinatra e Claudio Camilleri - . L'ordinanza, all'alba di ieri, è stata notificata a 7 persone: 6 di Menfi e 1 di Sciacca. 

Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia sono servite - per come ha evidenziato, durante la conferenza stampa svoltasi al comando provinciale di Agrigento, il colonnello Giovanni Pellegrino - a rafforzare un quadro indiziario già acquisito. Perché l'inchiesta antimafia "Opuntia" è iniziata nel 2014. 

Oltre alle estorsioni, anche la "famiglia" di Menfi privilegiava - stando all'inchiesta e alle dichiarazioni del pentito - il business dei video poker e delle slot machine. A raccontare del tentativo di avviare l'affare video poker è sempre Bucceri: "Con Campo Pietro (che non è stato raggiunto da nessun provvedimento nell'ambito dell'inchiesta "Opuntia") abbiamo parlato approfonditamente della questione delle macchinette – ha fatto mettere a verbale – e Campo mi disse che se avevo difficoltà me le avrebbe fatte trovare lui. Campo mi avrebbe dato una percentuale sull’incasso dei videopoker, cioè io gli avrei dato tutto quello che guadagnavo e lui me ne lasciava una parte. Anche se mio cugino Vito Riggio parlava di 'toccare soldi' della gestione dei videopoker, in effettui l’attività sarebbe stata condotta da me e dal Campo Pietro". 

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