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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia Menfi

Il rito della "santina" e della "punciuta" per essere "combinati" in Cosa Nostra: ecco dove non si usa più

Il collaboratore di giustizia Vito Bucceri, le cui dichiarazioni hanno rafforzato l'accusa a carico dei 7 arrestati, ha parlato anche dell'altro pentito Calogero Rizzuto. Ecco tutti gli approfondimenti

Il rito della santina e della punciuta - per giurare piena fedeltà a Cosa Nostra - nell'area di Menfi e di Sambuca di Sicilia non si usa più. Ne parla, davanti ai magistrati della Dda di Palermo, il 18 agosto del 2016 il collaboratore di giustizia, ritenuto ormai ex capo della famiglia mafiosa di Menfi, Vito Bucceri.

Mentre appena poche settimane fa, il neo pentito favarese Giuseppe Quaranta aveva raccontato di come lui era stato, formalmente, "combinato": con la santina in mano che viene bruciata e la cosiddetta "punciuta", un anno e mezzo prima - stando a quanto emerge dalle pagine dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere dell'inchiesta "Opuntia" - Bucceri aveva spiegato che né lui, né Calogero Rizzuto di Sambuca di Sicilia - anche quest'ultimo collaboratore di giustizia dopo l'arresto, nel 2008, nell'ambito dell'operazione "Scacco Matto" -avevano seguito quella procedura. 

Le confessioni di Quaranta: il rito della "punciuta" e l'affidamento del latitante Di Gati   

"Ho conosciuto Rizzuto Calogero intorno al 1997/98 - spiega, il 18 agosto del 2016, ai magistrati della Dda Vito Bucceri - per ragioni legate alle corse dei cavalli e sapevo che era cugino del professore Sutera Leo. Sapevo che Rizzuto era un semplice affiliato a Cosa Nostra e dopo l’arresto del cugino Sutera so che divenne capo del mandamento insieme a Gino Guzzo. So che l’affiliazione del Rizzuto non è avvenuta nel modo classico, ossia con il cosiddetto 'giuramento con la santina', ma so che venne messo alla prova dagli altri appartenenti alla famiglia mafiosa e dopo incaricato del mandamento. La santina nel nostro territorio non si usa più da tanto tempo e io non l’ho fatto". Su se stesso, Bucceri spiega: "Venni messo a capo della famiglia mafiosa direttamente dal professore Sutera prima che questi venisse arrestato nel luglio 2002".

Determinanti i racconti del pentito Bucceri? 

"Le dichiarazioni del Bucceri rispecchiano esattamente i dati probatori di cui gli inquirenti erano entrati già in possesso prima che egli iniziasse a collaborare, attraverso l’attività d’intercettazione ed i servizi di video-ripresa, sicché può affermarsi che le dichiarazioni del collaborante subentrano quale fonte secondaria e complementare di un compendio già fornito di piena autonomia probatoria" - lo scrive il Gip del tribunale di Palermo Fabio Pilato che ha firmato le richieste dei sostituti della Dda Alessia Sinatra e Claudio Camilleri. 

A supporto dell’attendibilità di Bucceri, il giudice indica le recenti sentenze del Gup di Palermo sui presunti fiancheggiatori di Leo Sutera e in appello sullo stralcio di "Scacco Matto" con alcuni imputati tra i quali lo stesso collaboratore.

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