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Mafia, i giudici decidono sulla confisca dei beni al boss Tarallo

Il pm della Dda Claudio Camilleri chiede pure la sorveglianza speciale per 4 anni. La difesa: "Il patrimonio va restituito, non c'è pericolosità sociale"

Il pm della Dda Claudio Camilleri chiede la confisca di tutti i beni requisiti, nonchè di quelli per cui era stato rigettato il sequestro, e la sorveglianza speciale per 4 anni. La difesa - affidata agli avvocati Giuseppe Barba, Salvatore Maurizio Buggea, Francesco Scopelliti e Giuseppe Vinciguerra - replica sostenendo che i beni sono stati acquisiti in maniera legittima e che non vi sono neppure i presupposti per la misura di prevenzione personale. 

E' arrivato all'epilogo, davanti ai giudici della prima sezione Misure di prevenzione, presieduta da Alfonso Malato, il procedimento per decidere se confiscare o restituire i beni sequestrati lo scorso anno a Giovanni Stefano Tarallo, 35 anni, condannato definitivamente a 12 anni e 2 mesi di carcere con l’accusa di essere il reggente della "famiglia" mafiosa di Santa Elisabetta e braccio destro del capomandamento Francesco Ribisi, di Palma di Montechiaro, a sua volta condannato a 11 anni e 10 mesi dopo un lungo e articolato processo scandito, addirittura, da tre passaggi in Cassazione.

In ballo c’è un patrimonio stimato in circa 400 mila euro. Il sequestro ha riguardato tre immobili, il 62 per cento delle quote sociali di una società a responsabilità limitata e 13 rapporti bancari. Tarallo si trova detenuto al 41 bis dalle settimane successive all'arresto, scattato il 26 giugno del 2012 nell'ambito dell'operazione "Nuova cupola" che ha disarticolato i nuovi vertici di Cosa Nostra che avevano ritrovato in Leo Sutera il personaggio principale. 

Tarallo e Ribisi, secondo quanto ha accertato il processo, si rivolgevano a lui per delineare strategie organizzative e decisioni dell'organizzazione mafiosa. Il pm, oltre alla confisca dei beni di Tarallo, ha chiesto la sorveglianza speciale, ovvero una misura di prevenzione personale che ha come presupposto la pericolosità sociale e prevede alcune restrizioni della libertà che sarebbero operative solo dopo la scarcerazione. 

I giudici decideranno nei prossimi giorni e depositeranno il provvedimento. 

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