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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mafia

"Condannato a 15 anni per mafia nei blitz Nuova Cupola e Parcometro", sconto di pena a 35enne che torna libero

Pietro Capraro è stato condannato con l'accusa di essere un affiliato e di avere gestito il racket delle estorsioni ai danni dei posteggiatori abusivi. La Corte di appello gli accorcia la condanna di 4 anni e 8 mesi

Quattro anni e otto mesi di sconto di pena per effetto dell'istituto della continuazione che prevede, in soldoni, una riduzione rispetto alla somma aritmetica di due condanne quando si tratti di reati di tenore uguale "nell'ambito di un unico disegno criminoso".

I giudici della Corte di appello, quindi, nell'ambito del cosiddetto "incidente di esecuzione"; hanno accolto il ricorso presentato dall'avvocato Giuseppe Barba, e di fatto rimetteranno in libertà fra poche settimane il 35enne Pietro Capraro, arrestato e condannato definitivamente nelle operazioni antimafia "Nuova cupola" e "Parcometro".

Capraro, di Villaseta, è finito in carcere il 26 giugno del 2012 nell'ambito dell'inchiesta che disarticolato le nuove famiglie mafiose dell'Agrigentino alle prese con l'ennesima riorganizzazione successiva alle catture dei superlatitanti Giuseppe Falsone e Gerlandino Messina, finiti in cella fra il 25 giugno del 2010 e il 23 ottobre successivo.

Capraro, dopo un lunghissimo processo scandito da addirittura tre passaggi in Cassazione, è stato condannato, per le accuse di associazione mafiosa ed estorsione a 7 anni e 8 mesi di reclusione. I giudici, nel percorso di riorganizzazione delle famiglie mafiose, successivo alla "caduta" dei due boss, latitanti dai tempi della maxi inchiesta "Akragas", hanno accertato il suo ruolo di affiliato della famiglia di Agrigento, che avrebbe avuto fin da giovanissimo.

Il trentenne villasetano, inoltre, è stato condannato a 7 anni e 2 mesi nell'ambito dell'inchiesta "Parcometro" che ha sgominato un giro di estorsioni ai danni di alcuni posteggiatori abusivi della città.

La richieste, nella prima fase, erano piuttosto soft: una sorta di invito a contribuire alle spese “per gli amici detenuti” senza alcuna forma di insistenza o violenza. Alle resistenze, però, seguivano le percosse e i pestaggi. In particolare gli imputati - fra cui Pietro Capraro - utilizzavano la loro capacità intimidatrice derivante dalla vicinanza, o addirittura appartenenza, alla famiglia mafiosa di Villaseta, da sempre particolarmente forte e operativa sul territorio. 

Per questi fatti, quindi, Capraro ha rimediato due condanne e avrebbe potuto uscire dal carcere solo nel 2026. Il suo difensore, tuttavia, si è rivolto alla Corte di appello, attivando l'incidente di esecuzione e chiedendo di rivedere la pena al ribasso in considerazione del fatto che si trattava di vicende analoghe e che, quindi, andava applicato l'istituto della continuazione.

Con l'ok dei giudici, Capraro tornerà libero il 15 luglio. 

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