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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mafia Santa Elisabetta

Mafia, restituite azienda e case a madre e sorella del boss Tarallo

I giudici della sezione misure di prevenzione ordinano la confisca solo di una piccola parte del patrimonio sequestrato

La confisca di un vecchio fabbricato di campagna e di alcuni rapporti finanziari e la restituzione di due case, altri rapporti bancari e, soprattutto, delle quote sociali di un'attività imprenditoriale. 

I giudici della sezione misure di prevenzione, presieduta da Alfonso Malato, hanno emesso il decreto relativo al procedimento di prevenzione a carico di Giovanni Stefano Tarallo, 35 anni, condannato definitivamente a 12 anni e 2 mesi di carcere con l’accusa di essere il reggente della "famiglia" mafiosa di Santa Elisabetta e braccio destro del capomandamento Francesco Ribisi, di Palma di Montechiaro, a sua volta condannato a 11 anni e 10 mesi dopo un lungo e articolato processo scandito, addirittura, da tre passaggi in Cassazione.

I giudici, accogliendo gran parte delle richieste difensive (il collegio era composto dagli avvocati Giuseppe Vinciguerra, Francesco Scopelliti, Giuseppe Barba, Rosa Panarisi e Salvatore Maurizio Buggea), hanno revocato il sequestro delle quote sociali dell'attività "Vita serena", intestata alla madre, che gestisce una casa di riposo al Villaggio Mosè, ritenendo che sia stata acquisita in maniera lecita. Analogo provvedimento per due fabbricati di Santa Elisabetta intestati alla sorella e alcuni rapporti bancari.

Scatta, invece, la confisca, ovvero l'acquisizione da parte dello Stato (definitiva solo dopo l'ultimo pronunciamento) di un fabbricato di Santa Elisabetta intestato allo stesso Tarallo e di altri rapporti finanziari intestati a lui e alla madre.

Tarallo è ancora detenuto in seguito all'arresto, scattato il 26 giugno del 2012 nell'ambito dell'operazione "Nuova cupola" che ha disarticolato i nuovi vertici di Cosa Nostra che avevano ritrovato in Leo Sutera il personaggio principale. 

Tarallo e Ribisi, secondo quanto ha accertato il processo, si rivolgevano a lui per delineare strategie organizzative e decisioni dell'organizzazione mafiosa. I giudici hanno pure inflitto la sorveglianza speciale per 3 anni. La misura di prevenzione personale ha come presupposto la pericolosità sociale e prevede alcune restrizioni della libertà che saranno operative solo dopo la scarcerazione. 

Il pm Claudio Camilleri, a conclusione della requisitoria, aveva chiesto la confisca di tutti i beni sequestrati (il cui valore è stimato in 400mila euro) e la sorveglianza speciale per 4 anni. 

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