Ricettazione, minacce mafiose a un cronista e favoreggiamento: il processo si blocca per 6 mesi
L'astensione per maternità di un giudice del collegio fa slittare a ottobre il dibattimento a carico del 48enne Maurizio Di Stefano, l'uomo che - secondo un'ipotesi investigativa mai confermata - avrebbe innescato la miccia di una faida che portò a cinque omicidi e una dozzina di agguati falliti
Un magistrato della seconda sezione penale è assente per maternità: il processo a carico di Maurizio Di Stefano, 48 anni, di Favara, l'uomo che - secondo un'ipotesi investigativa rimasta tale - avrebbe ucciso nel 2015 l'imprenditore Carmelo Bellavia dando origine a una carneficina con cinque omicidi una decina di agguati falliti, resta "congelato" per 6 mesi.
La presidente del collegio Wilma Angela Mazzara ha aggiornato l'udienza all'11 ottobre quando la collega sarà rientrata in servizio: qualora l'astensione si dovesse prolungare si potrebbe attivare la procedura di "rinnovazione degli atti".
Di Stefano, che ha nominato come difensore l'avvocato Salvatore Cusumano, è imputato di minaccia con metodo mafioso ai danni di un giornalista, ricettazione e favoreggiamento. Fra il 2017 e il 2018, in particolare, avrebbe contattato il cronista telefonandogli su whatsapp e provato a intimorirlo dicendogli che lo sarebbe andato a cercare e doveva smettere di occuparsi delle sue vicende giudiziarie precisando che non aveva paura che registrasse la telefonata o avvisasse le forze dell'ordine. Le altre ipotesi di reato a suo carico sono di ricettazione e favoreggiamento aggravati.
La prima ipotesi si riferisce al ritrovamento di un'auto risultata rubata la notte fra il 23 e il 24 maggio del 2017 nel garage di Favara dove aveva appena subito un attentato insieme a Carmelo Nicotra: un commando gli sparò alcuni colpi di kalashnikov alle spalle e riuscì a salvarsi.