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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Mafia Favara

La faida sull'asse Favara-Belgio, al via la requisitoria del pm: "Ecco come fu accesa la miccia"

Il magistrato della Dda Alessia Sinatra ha iniziato il suo intervento al processo scaturito dall'operazione "Mosaico". Sarebbe stato l'omicidio dell'imprenditore Carmelo Bellavia, fiancheggiatore del boss Gerlandino Messina, a dare il via alla carneficina

"La miccia fu accesa con l'omicidio di Carmelo Bellavia, deciso da Maurizio Di Stefano perchè non gli aveva restituito una somma di denaro prestata nè aveva saldato un debito di droga". Così il pubblico ministero Alessia Sinatra ha iniziato la sua requisitoria al processo scaturito dall'inchiesta "Mosaico", che ha svelato una faida sull'asse Favara-Belgio, scaturita dall'omicidio dell'imprenditore fiancheggiatore del boss Gerlandino Messina.

Tre, in particolare, gli omicidi consumati e due gli agguati falliti al centro della vicenda. Sullo sfondo, un traffico di armi e droga. Alcune accuse sono state stralciate. L'operazione, che ha fatto luce su altri episodi di sangue maturati nell'ambito degli scontri fra le due bande, è stata eseguita il 15 settembre dalla squadra mobile. Sotto accusa: Antonio Bellavia, 48 anni, residente in Belgio; Calogero Bellavia, 30 anni, di Favara; Calogero Ferraro, 43 anni, di Favara; Calogero Gastoni, 38 anni, di Agrigento; Carmelo Nicotra, 39 anni, di Favara; Gerlando Russotto, 31 anni, di Favara; Carmelo Vardaro, 44 anni, di Favara e Vincenzo Vitello, 64 anni.

Il solo Vardaro non ha scelto riti alternativi e, già all'udienza precedente, è stato rinviato a giudizio: il dibattimento inizierà il 26 ottobre davanti ai giudici della Corte di assise presieduta da Alfonso Malato. Tutti gli altri saranno giudicati con il rito abbreviato: la requisitoria, appena iniziata, continua il 21 e il 28 ottobre con le richieste conclusive.

Tre gli omicidi "con metodo mafioso" contestati: quello di Mario Jakelich, avvenuto il 14 settembre del 2016 in Belgio (contestato ai Bellavia e a Vardaro), quello ai danni di Carmelo Ciffa, ucciso in pieno giorno a Favara il 26 ottobre del 2016 (contestato ai Bellavia) e quello ai danni di Emanuele Ferraro, ucciso a Favara l'8 marzo del 2018: il delitto è contestato a Gastoni. Maurizio Di Stefano, 47 anni, di Favara, la cui posizione di indagato è stata stralciata, sarebbe stato vittima di due tentati omicidi: il primo in occasione dell'omicidio di Jakelich e il secondo, il 23 aprile del 2017, a Favara, nel magazzino di Nicotra: anche in questo caso la vittima designata era lui ma si salvò e restò solo ferito.

Anche Nicotra ha assunto la doppia veste di imputato e parte civile contro i suoi killer pur essendo accusato di favoreggiamento nei loro confronti per non averli indicati alla polizia e ai carabinieri che indagavano. Lo stesso hanno fatto la mamma e la sorella di Jakelich (assistite dagli avvocati Teresa Alba Raguccia e Graziella Vella) e i familiari di Emanuele Ferraro dando incarico di essere rappresentati in giudizio dall'avvocato Ilaria Sprio.

Nell'inchiesta sono confluiti una serie di segmenti investigativi su un vasto giro di armi, droga ed episodi di criminalità connessi agli agguati. I difensori (gli avvocati Salvatore Cusumano, Salvatore Virgone, Giuseppe Barba, Samantha Borsellino, Angelo Farruggia e Annalisa Russello), prima della scelta del rito processuale, avevano presentato una serie di richieste preliminari in parte accolte dal giudice.

Il pm ha spiegato pure le ragioni per cui l'episodio da cui tutto si sviluppò non è al centro del processo. "Per Di Stefano non sono stati raggiunti elementi forti da sostenere in giudizio e Ciffa, essendo stato a sua volta ucciso, non può essere processato". Il magistrato ha ripercorso, nel suo intervento conclusivo, gli elementi processuali relativi agli omicidi di Jackelick e dello stesso Ciffa. 

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