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Mafia Favara

La faida sull'asse Favara-Belgio con 5 omicidi: la Cassazione conferma due arresti

Primo punto fermo nell'inchiesta "Mosaico" che ha fatto luce sulla lunga scia di sangue, Carmelo Vardaro e Gerlando Russotto restano in carcere

Ricorso inammissibile: l'inchiesta "Mosaico", che ha fatto luce sulla faida che, dal 2015 al 2018, è scoppiata tra Favara e Liegi, in Belgio, con cinque omicidi e altrettanti tentati omicidi, alcuni dei quali mai denunciati, ha il primo punto fermo con la decisione della Corte di Cassazione di confermare due ordinanze cautelari in carcere.

Si tratta di Carmelo Vardaro, 44 anni, e Gerlando Russotto, 31 anni, entrambi di Favara. I due indagati, che hanno nominato come difensori gli avvocati Salvatore Virgone, Giuseppe Barba e Salvatore Cusumano, sono finiti in carcere insieme ad altri cinque favaresi, tre dei quali sono stati fermati a Liegi. 

La faida sarebbe stata determinata da contrasti all'interno di un clan mafioso sulla gestione di traffici illegali tra i quali quelli di droga. Le tensioni all'interno dell'organizzazione avrebbero portato a una scissione in due bande e a una vera e propria faida. L’operazione, eseguita dalla squadra mobile, è scattata all’alba del 15 settembre.

La difesa di Vardaro chiedeva l'annullamento dell'ordinanza cautelare in carcere per l'accusa di duplice tentato omicidio: erano cadute, invece, già al tribunale del riesame alcune imputazioni relative a cessioni di droga, detenzione illegale di armi oltre all'aggravante mafiosa di alcune estorsioni commesse nell'ambito di un contrasto nel mondo della droga.

Vardaro, accusato anche dell'omicidio di Mario Jakelich, avvenuto a Liegi il 14 settembre del 2016, è finito in cella per il duplice tentato omicidio, avvenuto a Favara, il 23 aprile del 2017, in un garage, del trentottenne Carmelo Nicotra e di Maurizio Distefano, 40 anni. Sarebbe stato quest'ultimo la vittima designata, esattamente come l'anno prima in Belgio: contro di lui si era scatenato un vero e proprio gruppo di fuoco per vendicare l'omicidio, da lui commesso, secondo quanto si ipotizza, del favarese Carmelo Bellavia, imprenditore e già fiancheggiatore del boss Gerlandino Messina.

In entrambi i casi, però, riesce a salvarsi, pur restando ferito. Jakelich e Nicotra hanno la sfortuna di trovarsi insieme a lui.

L'avvocato Salvatore Virgone aveva chiesto a giudici di annullare l'ordinanza in carcere nei suoi confronti ritenendo che i video agli atti dell'inchiesta, che immortalano dei summit precedenti all'agguato in via Torino, a Favara, nel garage di Nicotra dove vengono esplosi una raffica di colpi di Kalašnikov che feriscono entrambi, "non provano nulla".

La Cassazione, inoltre, ha deciso che Russotto - difeso dagli avvocati Giuseppe Barba, Samantha Borsellino e Salvatore Cusumano - resta in carcere confermando l'ordinanza cautelare che gli applicava la misura per alcune ipotesi di spaccio. Il riesame aveva comunque escluso la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza in relazione a due ipotesi di detenzione illegale di armi e al metodo mafioso contestato in relazione a due ipotesi di cessione di droga.

Oggi ci sarà l'udienza per discutere sulla richiesta di scarcerazione del trentunenne Calogero Bellavia che avrebbe cercato di vendicare in due circostanze, insieme a un commando, l'omicidio del padre Carmelo, avvenuto il 26 gennaio del 2015, partecipando all'agguato ai danni di Di Stefano in Belgio (in cui fu ucciso Jackelich) e a Favara.

Il 24 febbraio, infine, si terrà l'udienza per la posizione del quarantaduenne Calogero Ferraro, accusato - fra le altre cose - del duplice tentato omicidio di Nicotra e Distefano. 

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