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Venerdì, 8 Dicembre 2023
Mafia

Mafia, la maxi inchiesta "Montagna": prime arringhe dopo la requisitoria

La difesa del 35enne Angelo Giambrone replica al pg che aveva chiesto la condanna a 14 anni e 8 mesi: "Non è un affiliato, si limitava ad accompagnare il padre"

"Angelo Giambrone non ha mai fatto parte di Cosa Nostra, a dirlo chiaramente è lo stesso collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta. Non ha mai partecipato in maniera attiva a summit e incontri di qualsiasi natura. Si è limitato solo, in alcune circostanze, ad accompagnare il padre".

Conclusa la requisitoria, con la richiesta del procuratore generale che ha chiesto 41 condanne e 4 assoluzioni, sono iniziate le prime arringhe difensive al processo di appello scaturito dall'operazione "Montagna".

L'operazione è stata eseguita il 22 gennaio del 2018 e ha fatto scattare decine di arresti fra affiliati e boss della vecchia e nuova mafia della provincia di Agrigento, sgominando anche un traffico di droga e svelando alcuni intrecci fra Cosa nostra e la politica.

Fra gli altri c'è stato l'intervento conclusivo dell'avvocato Giovanni Castronovo che ha chiesto l'assoluzione di Angelo Giambrone, 36 anni, di Cammarata, assolto in primo grado dall'accusa di essere un affiliato della famiglia, di cui il padre Calogerino (morto in carcere prima del processo) sarebbe stata la figura di vertice.

In appello il magistrato della procura generale Maria Teresa Maligno ha chiesto di ribaltare il verdetto e condannarlo a 14 anni e 8 mesi. "Non emerge mai - ha replicato l'avvocato Castronovo - un suo ruolo attivo, non si capisce che tipo di contributo dia all'associazione. Se qualcuno lo cerca non è mai per il suo ruolo di affiliato ma perchè vogliono mettersi in contatto col padre. Ad escludere la sua appartenenza a Cosa nostra è lo stesso pentito Giuseppe Quaranta, ascoltato in appello".

Dopo Castronovo, ha discusso - fra gli altri - anche l'avvocato Giuseppe Barba chiedendo l'assoluzione di Daniele Fragapane (6 anni e 8 mesi è la richiesta del pg) e Giuseppe Vella (12 anni e 8 mesi). Si torna in aula mercoledì. La Corte di appello, davanti alla quale si celebra il processo, ha previsto almeno altri tre mesi di udienze da dedicare alle arringhe difensive. 

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