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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mafia

La maxi inchiesta su mafia e droga "Montagna", la difesa: "Ecco perchè gli imputati sono innocenti"

Dopo la requisitoria del pm, che ha chiesto 6 condanne, spazio alle arringhe conclusive. Sotto accusa l'ex sindaco Santo Sabella e alcuni presunti pusher legati alle famiglie di Cosa Nostra

"Non c'era nessuna associazione, solo un gruppetto di consumatori di droga che fantasticava di diventare una banda".

Dopo la requisitoria del pubblico ministero della Dda Alessia Sinatra, che ha chiesto la condanna di tutti gli imputati di uno stralcio del processo "Montagna", scaturito da un'inchiesta che ipotizza la riorganizzazione delle famiglie mafiose agrigentine, è stato il turno della difesa.

Innanzitutto era stata proposta la condanna a 12 anni per l'ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per avere, in particolare, stretto un accordo con il boss del paese Giuseppe Nugara che gli avrebbe dato supporto elettorale alle amministrative del 2014 in cambio di posti di lavoro e appalti.

Chiesta pure la condanna per altri 5 imputati: Domenico Lombardo, 29 anni, di Favara (8 anni), Salvatore Montalbano, 28 anni, di Favara (18 anni), Calogero Principato, 30 anni, di Favara (16 anni), Giuseppe Scavetto, 51 anni, di Casteltermini (16 anni) e Antonio Scorsone, 55 anni di Favara (5 anni). Scavetto, secondo il pm, è organico alla famiglia mafiosa di Casteltermini.

Scorsone, invece, si sarebbe fatto intestare una società, in realtà di proprietà del mafioso (oggi pentito) Giuseppe Quaranta, per sottrarla al sequestro mentre gli altri imputati sono finiti a processo nel segmento di indagini legato alla droga.

Le arringhe difensive si sono aperte con l'intervento dell'avvocato Giuseppe Barba che ha chiesto l'assoluzione di Lombardo, accusato di due episodi di spaccio. "Non è stato mai intercettato in maniera diretta, il pentito Quaranta si limita a definirlo un piccolo consumatore di droga".

Subito dopo, per oltre due ore, l'avvocato Daniela Posante ha illustrato la sua arringa nell'interesse di Montalbano. "Una richiesta di pena spropositata - ha sottolineato -, che non avrebbe trovato alcuna giustificazione neppure qualora fosse stata dimostrata l'ipotesi accusatoria".

Il legale ha insistito a lungo su un aspetto chiedendo ai giudici della prima sezione penale, presieduta da Alfonso Malato, di emettere una sentenza di non doversi procedere ai sensi di quello che, in termini tecnici, si chiama "ne bis in idem" e, in sostanza, prevede che non si può essere giudicati due volte per gli stessi fatti.

"Le accuse che gli vengono adesso contestate - ha aggiunto il difensore - sono del tutto sovrapponibili con quelle già al centro del processo "Proelio" istruito dalla Dda di Catania". 

Montalbano, nell'ambito di quella operazione, è stato condannato a 5 anni. L'avvocato Posante, inoltre, ha sottolineato che "lo stralcio abbreviato del processo Montagna ha escluso in maniera definitiva l'esistenza del reato di associazione a delinquere". 

E' stato, infine, ribadito che "da tutte le intercettazioni e dalla lunga deposizione del pentito Quaranta non emerge mai l'esistenza di un traffico di droga. Quaranta esclude con fermezza che Cosa Nostra se ne occupi e le intercettazioni mostrano solo un gruppo di consumatori sballati che neppure riesce a vendere la droga perchè ne fa un uso smodato dalla mattina alla sera".

Il primo blocco di arringhe (che continueranno il 2 luglio) si è concluso con l'intervento dell'avvocato Salvatore Maurizio Buggea che ha chiesto l'assoluzione di Principato e Scorsone. Su quest'ultimo è stata sostenuta "la totale assenza di consapevolezza del ruolo di Quaranta".

Su Principato ha detto che "la richiesta di pena è del tutto spropositata e, in ogni caso, il lungo e articolato dibattimento non ha provato l'esistenza di un'associazione". 

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