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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia San Biagio Platani

Mafia e politica, continua l'arringa in difesa dell'ex sindaco: "Nessun favore ai boss"

L'avvocato Antonino Gaziano ha completato il suo intervento sollecitando l'assoluzione di Santo Sabella nei cui confronti il pm aveva proposto la condanna a 12 anni

"Non ha fatto alcuna pressione sull'impresa "Comil", tutti gli atti amministrativi portano la firma del commissario straordinario, le richieste di posti di lavoro rappresentano una normale interlocuzione in un paese di 3.000 anime. Gli stessi titolari hanno negato qualsiasi ricatto".

L'avvocato Antonino Gaziano ha completato così la sua arringa difensiva nell'interesse dell'ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, nei cui confronti il pm della Dda Alessia Sinatra ha chiesto la condanna a 12 anni. Il processo è quello scaturito dall'inchiesta "Montagna", scattata il 22 gennaio del 2018.

Secondo il magistrato della Dda, Santo Sabella, nel 2014, fu eletto grazie ad un accordo col capomafia che organizzó tutto nei dettagli avendone in cambio la gestione di affari e appalti per uomini a lui vicini. Uno degli episodi al centro del processo è quello che ipotizza - non a carico di Sabella ma di altri imputati - l'accusa di estorsione all'impresa Comil, gestita da alcuni familiari di Carmelo Milioti, il braccio destro del boss Maurizio Di Gati, ucciso in maniera plateale il 13 agosto del 2003 dal barbiere, a Favara.

Nell’inchiesta Montagna, i Milioti sono indicati come vittime di estorsione. In particolare, secondo quanto ipotizza il pm, il presunto boss di San Biagio, Giuseppe Nugara, e altri  affiliati del paese e di Favara, nel 2015 avrebbero tentato di imporre ai Milioti, che stavano realizzando con la loro ditta, il “ripristino del passaggio agrario in contrada Montagna”, un subappalto all’impresa di Vincenzo Cipolla (altro imputato) e una somma di denaro a titolo di “messa a posto”. 

"Uno dei titolari - ha aggiunto Gaziano - ha negato qualsiasi ricatto da parte di Sabella". Fra le accuse anche quella di avere fatto pressioni sul titolare dell'impresa Lvf per imporgli un subappalto a favore della ditta del fratello del presunto mafioso Vincenzo Cipolla.

"La realtà - ha aggiunto il difensore - è che si è mobilitato per salvare la festa del paese visto che è stata trovata l'unica soluzione per realizzarla". Il 30 settembre si torna in aula per l'arringa dell'avvocato Antonino Mormino, altro difensore di Sabella. 

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