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Giovedì, 25 Aprile 2024
Corte di appello

"Gestiva il quartier generale del clan Massimino": 35enne resta in carcere

Giuseppe Messina, condannato a 20 anni nell'ambito dell'operazione "Kerkent", era titolare di un autolavaggio dove ci sarebbero stati numerosi summit della cosca di narcotrafficanti: il tribunale del riesame dice no agli arresti domiciliari

Niente scarcerazione per Giuseppe Messina, 35 anni, titolare di un autolavaggio di Villaseta, trasformato in quartier generale del clan del boss Antonio Massimino che gestiva un vasto traffico di cocaina che serviva, secondo l'accusa, per finanziare la cosca.

Il tribunale del riesame, al quale si è rivolto il difensore, l'avvocato Salvatore Pennica, ha confermato la decisione della Corte di appello che aveva rigettato la richiesta di concedergli gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, in seguito alla sentenza di primo grado con cui gli sono stati inflitti 20 anni di reclusione nell'ambito dell'operazione "Kerkent".

Il gup di Palermo, in particolare, lo ha riconosciuto partecipe dell'associazione dedita allo spaccio di droga, soprattutto cocaina, anche su più province. La difesa, che ha annunciato che ricorrerà in Cassazione, ha sostenuto - fra le altre cose - che vi fosse stata una disparità di trattamento rispetto ad altri imputati ai quali era stata concessa la sostituzione della misura cautelare. 

I giudici, tuttavia, ritengono che lo spessore criminale di Messina, riconosciuto colpevole di avere gestito il quartier generale della cosca di Massimino, sia superiore rispetto agli altri imputati e, quindi, nei suoi confronti non può essere disposto un alleggerimento della misura cautelare.

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